Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 12 Dicembre 2022

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LUNEDÌ 12 DICEMBRE – TERZA SETTIMANA DI AVVENTO [A]

Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Dinanzi ai divini misteri non ci sono calcoli da fare. Accogliere il mistero è la vita. Rifiutarlo è rimanere nella falsità del cuore e della mente, nelle tenebre dello spirito, nella morte dell’anima. È anche camminare da tenebre meno fitte a tenebre sempre più fitte fino alla nostra perdizione nelle tenebre eterne. Dinanzi ai misteri soprannaturali e divini c’è solo il martirio, o la testimonianza fino al totale nostro rinnegamento.

Gesù lo ha detto: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni» (Mt 16,24-27). Questo obbligo dell’accoglienza dei misteri soprannaturali, divini, provenienti solo dal nostro Dio e Signore, non vale solo, riguardo all’Antico Testamento, per maestri, dottori, scribi, farisei, capi dei sacerdoti, anziani del popolo, ma per ogni figlio di Abramo.

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Il Signore viene per tutti e non per qualcuno. Lui viene per la salvezza di tutti e non di alcune persone. Neanche riguardo al Nuovo Testamento, l’accoglienza dei misteri soprannaturali, divini, provenienti da Dio, obbliga quanti sono nella Chiesa ministri di Cristo e amministratori dei suoi misteri a motivo dell’ordine sacro o di speciale carisma e ministero. Dal papa fino all’ultimo battezzato nel tempo, tutti sono chiamati ad accogliere il Signore e ogni sua volontà di salvezza, redenzione, santificazione del suo corpo che è la Chiesa. Dove c’è calcolo, non c’è accoglienza. Dove si curano interessi umani non c’è accoglienza. Dove c’è odio contro tutto ciò che proviene dall’Alto, non c’è accoglienza. Poiché Dio non viene perché si è annoiato di stare nel suo cielo, ma viene per la nostra salvezza, non accogliere la sua venuta è rimanere noi nella non salvezza, nella non redenzione o in una falsa modalità di vivere la salvezza e la redenzione che equivale ad essere senza salvezza e senza redenzione.

Giovanni il Battista è profeta mandato da Dio.  È mandato da Dio per rendere testimonianza alla luce. Così rivela di lui lo Spirito Santo per bocca dell’Apostolo Giovanni: “Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me»” (Gv 1,6-8.15). Se Giovanni viene da Dio, Lui porta la parola di Dio. Chiunque porta la Parola di Dio è parte essenziale dell’Alleanza Antica. Questa è stipulata non sulla due tavole della Legge, ma sull’ascolto della voce del Signore, voce diretta, ma anche voce indiretta: “Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”. Queste parole dirai agli Israeliti»” (Es 19,3-6). Giovanni è voce indiretta di Dio. Gesù invece è voce diretta, essendo Lui Dio nella sua Persona. Il non ascolto sia della voce indiretta e sia della voce diretta è rottura dell’Alleanza. È porsi fuori del cammino della vera salvezza e della vera redenzione.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 21,23-27

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Ma c’è qualcosa di ancora più inquietante che viene rivelato in questa pericope del Vangelo. Capi dei sacerdoti e anziani del popolo, che hanno come mandato quello di separare la verità dalla falsità, ciò che viene da Dio e ciò che viene dagli uomini, si dichiarano incapaci di operare un così necessario discernimento per la vita di tutto il popolo di Dio. Curando solo i loro miseri interessi umani, si dichiarano nullità e vanità.

Così come si dichiara nullità e vanità ogni membro del corpo di Cristo che non opera questo necessario discernimento tra ciò che è mistero di Dio e ciò che non è mistero di Dio. Mentre si dichiara servo malvagio e crudele se nega o abbatte, o combatte o dichiara non mistero il vero mistero per ragioni di umana convenienza. Dinanzi al vero mistero c’è solo il martirio, accolto e vissuto con amore.

Questo è l’esempio che ci ha lasciato Cristo Gesù. Questa è la via che deve percorrere ogni suo discepolo. È un falso discepolo di Gesù, chi nega il mistero di Gesù. Neanche però è vero discepolo di Gesù, chi dichiara mistero di Cristo ciò che mistero di Cristo non è. La Madre di Dio ci faccia martiri della verità e del mistero di Cristo.

Fonte