Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 11 Novembre 2020

Andate a presentarvi ai sacerdoti

MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE (Lc 17,11-19)

Nell’Antica Alleanza, spettava al sacerdote sia dichiarare quando una macchia sulla pelle era lebbra e anche a lui spettava compiere il rito della purificazione, perché fosse riammesso nella comunità. Dichiarata la lebbra, nessuno poteva avere più contatto con lui: “Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: ‘Impuro! Impuro!’. Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento” (Lev 13,45-46).

San Paolo applica questa norma per la lebbra del peccato. Ai Corinzi chiede che l’uomo macchiatosi di grave immoralità venga tolto dalla comunità, finché non si sarà ravveduto, cioè finché non sarà guarito dal suo male di lebbra spirituale, dell’anima: “Si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti in modo che venga escluso di mezzo a voi colui che ha compiuto un’azione simile! Ebbene, io, assente con il corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha compiuto tale azione. Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati voi e il mio spirito insieme alla potenza del Signore nostro Gesù, questo individuo venga consegnato a Satana a rovina della carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore” (1Cor 5;1-5). Un tempo la Chiesa escludeva dall’Eucaristia quanti cadevano in gravi peccati, perché l’escluso comprendesse il grande male che aveva arrecato a se stesso e arrecava anche agli altri, con il suo scandalo. È nella morte dell’anima e nella lebbra dello spirito. Oggi siamo caduti in una insensibilità così grande e in una accidia così devastante da neanche più avvertire la trasgressione. Oggi si dona l’Eucaristia a chiunque, senza più distinzione tra grazia e peccato. Così agendo si lascia al peccatore il passaporto per l’inferno. Ma oggi anche l’inferno non esiste più.

Mandando i lebbrosi a presentarsi ai sacerdoti, Gesù attesta per loro. Essi per Lui sono già guariti, anche se la guarigione ancora non è avvenuta. I lebbrosi credono e si incamminano. Avviene la guarigione. Cosa fare: ritornare indietro a ringraziare Dio per mezzo di Gesù, che aveva chiesto al Padre la guarigione, o continuare il cammino? Uno decide di ritornare a ringrazia Dio per mezzo di Gesù. Gli altri nove proseguono. Questi nove sono insensibili al dovere di giustizia. Prima viene la giustizia verso Gesù. Poi la giustizia verso se stessi. Prima si ringrazia Gesù, perché ringrazi il Padre, dal quale ha ottenuto il miracolo. Poi ci si reca dai sacerdoti per il rito della purificazione. Ogni uomo e ogni credente in Cristo deve sapere che anche nella giustizia vi è un ordine da osservare. Prima Dio e poi se stessi. Prima si pagano gli operai e poi si fanno le opere di misericordia: “Sacrificare il frutto dell’ingiustizia è un’offerta da scherno e i doni dei malvagi non sono graditi. L’Altissimo non gradisce le offerte degli empi né perdona i peccati secondo il numero delle vittime. Sacrifica un figlio davanti al proprio padre chi offre un sacrificio con i beni dei poveri. Il pane dei bisognosi è la vita dei poveri, colui che glielo toglie è un sanguinario. Uccide il prossimo chi gli toglie il nutrimento, versa sangue chi rifiuta il salario all’operaio” (Sir 34,21-27). Prima delle opere di misericordia, vengono le opere di giustizia. L’ordine di giustizia va rispettato.

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

È ordine di giustizia benedire, lodare, ringraziare Dio per la guarigione ottenuta. Dio però va ringraziato, lodato, benedetto per mezzo di Cristo Gesù. È regola eterna.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni discepolo di Gesù obbedisca alla giustizia.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.

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