Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 11 Maggio 2022

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MERCOLEDÌ 11 MAGGIO – QUARTA SETTIMANA DI PASQUA [C]

Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

Quando si giunge al termine della nostra missione, è sempre cosa giusta rivelare il principio ispiratore che l’ha posta in essere. L’Apostolo Paolo dichiara ai Vescovi di Asaia che Lui sempre ha predicato il Vangelo di Dio e che in questa opera missionaria mai in nulla si è sottratto. Tutto ha sempre fatto mosso dallo Spirito Santo e da Lui condotto: «Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei; non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù.

Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio. E ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno.

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Per questo attesto solennemente oggi, davanti a voi, che io sono innocente del sangue di tutti, perché non mi sono sottratto al dovere di annunciarvi tutta la volontà di Dio. Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi. E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”» (At 20,18-36).

Anche Gesù, prima di consegnarsi volontariamente alla passione, dichiara al suo popolo che neanche una, una sola Parola tra tutte quelle che lui ha detto e nessuna opera, nessuna, è nata dalla sua volontà o per suo desiderio. Tutto quello che ha detto e operato, l’ha detto e lo ha operato per comando del Padre suo. Lui sempre si è posto in perenne obbedienza alla volontà del Padre, volontà sempre conosciuta e vissuta nello Spirito Santo. Per questo chi non crede in Cristo Gesù è nel Padre che non crede e il Padre di Cristo Gesù è il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio di Mosè, il Dio di Davide, il Dio di tutti i profeti.

LEGGIAMO IL TESTO DI Gv 12,44-50

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Questa professione di fede alla sera della propria vita deve farla ogni membro del corpo di Cristo: ogni papa, ogni vescovo, ogni presbitero, ogni diacono, ogni cresimato, ogni battezzato: “Attesto solennemente dinanzi a Dio, al cui cospetto dovrò presentarmi, e di Gesù Cristo Signore che dovrà giudicarmi, che nessuna parola uscita dalla mia bocca è stata tratta dal mio cuore, nessuna decisione presa è stata frutto della mia volontà, nessuna opera compiuta è frutto di un mio desiderio. Tutto in me è stato fatto per dare vita al Vangelo, secondo mozione e ispirazione dello Spirito Santo”. L’altro, ascoltando questa nostra confessione pubblica, deve attestare: “È veramente così. Noi certifichiamo e testimoniamo che sempre abbiamo avuto questa certezza.

Nulla in te veniva dal tuo cuore. Tutto in te veniva dallo Spirito del Signore”.  Ecco la confessione pubblica di Samuele: “Eccomi, pronunciatevi a mio riguardo alla presenza del Signore e del suo consacrato. A chi ho portato via il bue? A chi ho portato via l’asino? Chi ho trattato con prepotenza? A chi ho fatto offesa? Da chi ho accettato un regalo per chiudere gli occhi a suo riguardo? Sono qui a restituire!». Risposero: «Non ci hai trattato con prepotenza, né ci hai fatto offesa, né hai preso nulla da nessuno». Egli soggiunse loro: «È testimone il Signore contro di voi, ed è testimone oggi il suo consacrato, che non trovaste niente in mano mia». Risposero: «Sì, è testimone» (1Sam 12,2-5). La Madre nostra celeste ci faccia degni dinanzi a Dio e agli uomini.

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