Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 11 Dicembre 2019

Il commento alle letture del 11 Dicembre 2019 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Prendete il mio giogo sopra di voi

MERCOLEDÌ 11 DICEMBRE (Mt 11,28-30)

Soavità e dolcezza della legge del Signore così sono cantate dal Salmo: “La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti, più preziosi dell’oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante. Anche il tuo servo ne è illuminato, per chi li osserva è grande il profitto. Le inavvertenze, chi le discerne? Assolvimi dai peccati nascosti. Anche dall’orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro da grave peccato. Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore” (Sal 19 (18), 8.15). Quando un uomo sentirà la soavità e la dolcezza della Legge di Dio? Solo quando si sottoporrà ad essa con pronta, immediata, diuturna obbedienza.

Perché la Legge venga osservata, necessariamente dovrà anche essere conosciuta nella sua interiore verità. Il Salmista chiede al Signore ogni intelligenza perché lui comprenda la Legge, ma anche per custodire la Legge nel suo cuore e custodire se stesso nella Legge: “Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti e la custodirò sino alla fine. Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore. Guidami sul sentiero dei tuoi comandi, perché in essi è la mia felicità. Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso il guadagno. Distogli i miei occhi dal guardare cose vane, fammi vivere nella tua via. Con il tuo servo mantieni la tua promessa, perché di te si abbia timore. Allontana l’insulto che mi sgomenta, poiché i tuoi giudizi sono buoni. Ecco, desidero i tuoi precetti: fammi vivere nella tua giustizia.

Questa preghiera dovrà essere alcuna interruzione. Se si omette di chiedere questa grazia, subito il cuore prende via traverse, si abbandona alla tentazione, rompe l’alleanza, diviene trasgressore della divina volontà a lui manifestata: “Venga a me, Signore, il tuo amore, la tua salvezza secondo la tua promessa. A chi mi insulta darò una risposta, perché ho fiducia nella tua parola. Non togliere dalla mia bocca la parola vera, perché spero nei tuoi giudizi. Osserverò continuamente la tua legge, in eterno, per sempre. Camminerò in un luogo spazioso, perché ho ricercato i tuoi precetti. Davanti ai re parlerò dei tuoi insegnamenti e non dovrò vergognarmi. La mia delizia sarà nei tuoi comandi, che io amo. Alzerò le mani verso i tuoi comandi che amo, mediterò i tuoi decreti” (Sal 119 (118) 33-48). Ogni credente in Dio deve sapere che il gusto per la Legge, l’amore per essa, il desiderio di farla divenire suo pensiero e sua volontà è dono che sempre deve discendere dall’Alto. Per questo mai si deve dimenticare di chiedere questo dono dal quale dipenderà tutta la sua via, sia del tempo che dell’eternità. Dall’osservanza della Legge è la vita. Dalla disobbedienza è la morte.

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Tutto in noi è frutto della misericordia divina. A Dio si chiede di farci ciò che Lui comanda: “Ogni mia speranza è posta nell’immensa grandezza della tua misericordia. Dà ciò che comandi e comanda ciò che vuoi. Ci comandi la continenza e qualcuno disse: ‘Conscio che nessuno può essere continente se Dio non lo concede, era già un segno di sapienza anche questo, di sapere da chi ci viene questo dono’. La continenza in verità ci raccoglie e riconduce a quell’unità che abbiamo lasciato disperdendoci nel molteplice. Ti ama meno chi ama altre cose con te senza amarle per causa tua. O amore, che sempre ardi senza mai estinguerti, carità, Dio mio, infiammami. Comandi la continenza. Ebbene, dà ciò che comandi e comanda ciò che vuoi” (Confessioni X,29.40). È preghiera che sempre va elevata al nostro Dio nello Spirito Santo.

Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a prendere su di noi il soave giogo di Cristo Gesù.

Fonte@MonsDiBruno

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