Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 10 Settembre 2022

404

SABATO 10 SETTEMBRE  – VENTITREESIMA SETTIMANA T. O . [C]

L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

È verità rivelata che va messa nel cuore: peccato e grazia trasformano l’uomo nella sua stessa natura. Il peccato fa cattivo l’uomo nella sua natura e più pecca e più la sua natura diviene cattiva. Una natura cattiva non può produrre che frutti cattivi. La grazia invece trasforma l’uomo in natura di luce, verità, giustizia, santità. I suoi frutti saranno sempre di luce, verità, giustizia, santità. Attenzione però a non seguire la dottrina degli scribi e dei farisei, altrimenti è la fine di ogni verità rivelata. Farisei e scribi asserivano che l’uomo buono rimaneva sempre uomo buono. I suoi atti erano ininfluenti alla sua bontà di natura. L’uomo buono può commettere qualsiasi delitto, qualsiasi misfatto, qualsiasi trasgressione dei comandamenti, lui però rimane sempre nella sua bontà di natura.

Lui è in eterno ontologicamente ricco di bontà. Mentre, per ragionamento inverso, un pubblicano, un peccatore – pubblicani e peccatori sono per loro tutti coloro che non sono scribi e farisei – possono anche convertirsi, fare qualsiasi opera di bene, ma la loro natura è sempre natura di peccato. Per essi non c’è salvezza e né redenzione. È questa l’eresia che annienta tutta la rivelazione data da Dio nell’Antico Testamento, rivelazione secondo la quale chi è giusto può pervertirsi e da giusto divenire ingiusto e chi è ingiusto può convertirsi e da ingiusto divenire giusto. Questo significa che chi vuole produrre frutti di ogni bontà deve non solo divenire di natura buona – e questa natura buona è solo frutto dello Spirito Santo mediante la grazia di Cristo Gesù. Ma anche significa che se non si lascia fare natura buona, mai potrà produrre frutti buoni.

- Pubblicità -

Questa purissima rivelazione, creatrice della vera e perfetta antropologia soprannaturale, ci dice che l’educazione che si impartisce, se è data ad un uomo la cui natura è cattiva, anche se essa è eccellente e sublime, rimane sempre parola detta ad un uomo che non potrà mai operare il bene secondo purezza di giustizia e di verità. È come se noi facessimo un corso di ginnastica ad un uomo che è paralitico fin dalla nascita. Le nozioni possono essere anche eccellentissime, la natura mai potrà fare quello che noi le insegniamo. Perché la natura possa fare ciò che le insegniamo, è necessario che noi prima diamo la guarigione al paralitico e poi lui da vero guarito potrà seguire ogni nostra buona regola. Gesù ha insegnato le regole necessarie per vivere da veri figli del regno di Dio.

Alla verità, alla luce, alla Parola, all’insegnamento ha anche aggiunto la sua grazia. Lui non è come Mosè che dona solo la Legge, Lui è venuto per dare la grazia è la verità. Si diviene alberi buoni per l’accoglienza della verità e della grazia di Cristo Gesù. Si rimane alberi buoni se perennemente ci alimentiamo di Cristo verità e grazia. Se ci separiamo da questi divini ed eterni alimenti, a poco a poco la corazza soprannaturale che protegge il nostro albero buono cede e la vecchia natura, l’albero cattivo che eravamo ritorna con prepotenza e ogni arroganza in noi. Non produciamo più frutti buoni. Abbiamo perso la nostra natura buona. Produciamo frutti cattivi perché siamo ritornati nella natura cattiva.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 6,43-49

- Pubblicità -

Più ci si immerge nel male e più cattivo diviene l’albero. Più ci si nutre di verità e grazia e più l’albero diviene buono. Quando ci accorgiamo che il nostro albero è divenuto ottimo? Quando della Parola del Signore osserviamo anche i precetti più piccoli. È la Parola osservata la vera misura della bontà o della cattiveria del nostro albero. Se osserviamo tutta la Parola di Gesù, in ogni suo precetto, anche nei minimi precetti, noi siamo alberi buoni e cresciamo come alberi buoni. Il nostro albero è piantato nel buon terreno della Parola del Vangelo.

Se invece non osserviamo la Parola del Signore, se rifiutiamo ad essa la nostra obbedienza, se una parola la viviamo e molte altre le trascuriamo, questo attesta che il nostro albero non è piantato nel cuore di Cristo Gesù, la nostra casa non è edificata sulla solida roccia del Vangelo. Mai potremo produrre un solo frutto di vita eterna.

Quando noi non solo non obbediamo alla Parola, ma aggiungiamo alla disobbedienza ogni eresia e falsità al fine di dichiarare natura di bene la nostra natura di male, allora si può anche giungere a commettere il peccato contro lo Spirito Santo. La Madre di Dio venga in nostro aiuto. Ci liberi da un così grande peccato, che ci fa rei di morte eterna. Per questo peccato non c’è perdono.

Fonte