Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 10 Settembre 2021

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Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. 

Ora Gesù illumina ogni suo discepolo perché metta in pratica quanto Lui ha insegnato. Cosa esattamente Gesù ci vuole rivelare attraverso questa parabola del cieco che guida un altro cieco? Ci vuole dire semplicemente che chi non pratica il suo Vangelo è un misero cieco.

Chi non vive quanto Lui ha insegnato è simile ad un uomo privo di occhi. Potrà mai un discepolo che non vive il Vangelo essere guida per coloro che non conoscono il Vangelo? Mai e poi mai. Il fosso in cui cadono entrambi è il fosso dell’errore, della falsità, della menzogna, dell’ipocrisia, dell’inganno.

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È un buon vedente chi osserva tutto il Vangelo. Costui può essere guida di chi il Vangelo non osserva. Chi invece il Vangelo non lo osserva è in tutto simile ad uno uomo che è privo degli occhi. Non può costui essere guida di chi non conosce e non vive il Vangelo. Non può, perché anche lui è fuori del Vangelo. Se volesse insegnare agli altri, potrà insegnare loro solo falsità.  Con parole semplici, Gesù ci dice di guardarci da chiunque presume di insegnare il Vangelo senza viverlo.

È una buona guida chi è un buon osservante della Parola di Gesù. È una pessima guida chi il Vangelo non osserva. Fidarsi di una persona che non osserva il Vangelo ottiene lo stesso risultato di un cieco che si fida di un altro cieco e si lascia guidare da lui.

Maestro è chi conosce il Vangelo e lo vive. Il discepolo è chi ancora non conosce il Vangelo e non lo vive. Non può un discepolo presumere di essere da più del Maestro. Sarebbe presunzione, arroganza, vera superbia spirituale, stupida e stolta vanagloria. Questo significa che il discepolo dovrà sempre rimanere discepolo? Niente affatto. Se lui si prepara bene nella conoscenza e nella vita secondo il Vangelo, potrà eguagliare il suo maestro. Potrà essere come il suo maestro. Questa verità infonde speranza nel cuore di ogni discepolo.

Tutti possono divenire come il loro maestro, ad una condizione però: che mettano ogni attenzione a conoscere e a vivere il Vangelo con la stessa intensità con cui lo conosce e lo vive il maestro. Possiamo e dobbiamo crescere nella conoscenza e nella vita secondo il Vangelo in modo che possiamo raggiungere la perfezione del maestro. È questo il vero fine dell’apprendimento e del seguire il maestro: divenire alla fine maestri come lui per insegnare a molti altri discepoli come si conosce e come si vive secondo il Vangelo.

Chi può operare la correzione fraterna? La può operare chi conosce il Vangelo e di Vangelo vive. La può operare chi dimora nel Vangelo. Chi ha fatto del Vangelo la sua casa e della vita secondo il Vangelo il suo stile e forma di vita. Ha la trave nel suo occhio chi è fuori della vita secondo il Vangelo. Chi il Vangelo non conosce. Chi il Vangelo non osserva.

Potrà mai costui correggere un fratello che non vive secondo il Vangelo? Mai e poi mai. Non è abilitato a farlo perché Lui è un estraneo per il Vangelo. Chi vive di peccato non può insegnare la correttezza morale. Chi vive nel vizio non può ammaestrare sulle virtù. Chi è nell’errore non può illuminare sulla verità. Chi è cieco non può guidare un altro perché cammini sulla via dritta. Chi ha una trave nel suo occhio mai potrà vedere per togliere la pagliuzza dall’occhio di suo fratello. Non si dovrà allora fare alcuna correzione fraterna?

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 6,39-42

Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.  Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

La correzione fraterna si potrà e si dovrà fare ed ecco come Gesù ci suggerisce le esatte modalità. Prima di tutto Gesù ribadisce che nessuno può dire ad un suo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre il suo occhio è otturato da una trave che gli impedisce di vedere. Poiché ognuno di noi può e deve correggere, allora è necessario che prima si tolga la trave dal suo occhio e poi ci vedrà bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di suo fratello.

Qual è la trave che dobbiamo togliere? Sono la trasgressione dei comandamenti, i vizi che oscurano il nostro pensiero e il nostro cuore, la negligenza nel crescere in vita evangelica, il poco zelo che noi mettiamo nella carità e nell’amore. Peccati, vizi, imperfezioni, negligenze, apatie, carenze di zelo, superficialità sono delle pensanti travi che oscurano la nostra vista spirituale. Con queste pesanti travi nessuno mai potrà essere di aiuto spirituale per i suoi fratelli. È necessario che uno prima diventi maestro di vita evangelica e solo in seguito potrà essere un valido aiuto per i suoi fratelli che iniziano il cammino. Dobbiamo elevarci in santità, siamo obbligati a crescere in sapienza e grazia non solo per noi stessi, quanto anche per gli altri. Gli altri devono essere aiutati a crescere in sapienza e grazia e hanno bisogno della nostra vista spirituale. Senza elevazione morale non si è credibili. Anzi si è condannati da Dio perché vediamo il male negli altri, lo vogliamo togliere, mentre non facciamo nulla per abolirlo in noi.

Rimettiamo sempre Gesù Crocifisso dinanzi ai nostri occhi e con Lui nel cuore e nella mente comprenderemo quanto Lui ci sta insegnando. Il discepolo di Gesù non è stato chiamato, o scelto, o inviato per giudicare il mondo. È stato chiamato, scelto e inviato per salvare il mondo. Il mondo non si salva dichiarando l’altro colpevole, degno di morte eterna, escluso dalla misericordia, e neanche facendo distinzione tra uomo e uomo: chi secondo noi è giusto e quindi meritevole di essere accolto e chi è colpevole e pertanto da escludere assolutamente dalla verità e dal Vangelo di Cristo Gesù.

Non è questo il mandato ricevuto dal discepolo di Gesù. Il suo mandato è uno solo ed è lo stesso che fu di Cristo Gesù: annunziare la Parola ad ogni uomo. Per ogni uomo versare a Dio il proprio sangue sulla conversione di ogni cuore. Il discepolo di Gesù non giudica, non condanna, non misura il cuore dei suoi fratelli. Il discepolo di Gesù ad ogni cuore dona la verità, dona la grazia, dona il proprio sangue, offre la propria vita. Il discepolo di Gesù è sempre pieno di misericordia verso tutti, perché questo è il ministero che il Signore gli ha affidato.

Noi non possiamo giudicare, né misurare la colpevolezza di un cuore. Il giudizio è solo di Dio. Solo Lui può condannare e solo Lui può assolvere, solo Lui accogliere e solo Lui respingere per tutta l’eternità.  Da non confondere il giudizio con la fermezza nella verità e con la condanna esplicita del male, del peccato, dell’errore, dell’ingiustizia, di ogni falsità.

Chi vuole la conversione di un cuore deve offrire a Dio il prezzo con il proprio sangue unito al Sangue preziosissimo di Cristo Gesù. Ma chi offre a Dio il proprio sangue, non giudica, non condanna, non misura. Si offre per la salvezza del mondo e basta. Il cristiano se vuole conoscere la grandezza della sua vocazione e missione mai deve distogliere gli occhi da Cristo Gesù Crocifisso, fatto da Dio peccato per noi. Lui non è venuto nel mondo per giudicare il mondo, ma perché tutti si salvino per mezzo di lui. È legge di Cristo Gesù. È legge di ogni suo discepolo. La Madre di Dio ci aiuti perché mai distogliamo gli occhi da Cristo e da Cristo Crocifisso.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.