Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 1 Marzo 2022

566

MARTEDÌ 01 MARZO – OTTAVA SETTIMANA DEL T.O. [C]

Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».

Mai si lascia tutto per seguire Gesù finché non si lascia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni sentimento del cuore, ogni volontà. Quando Abramo lascia tutto per seguire il Signore? Quando si consegna alla volontà di Dio e si reca sul monte per sacrificare il suo figlio, il figlio amato, al Signore: “Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».  Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!».

Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere». L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce» (Cfr. Gen 22.1-18).

- Pubblicità -

Anche l’Apostolo Paolo segue Cristo Gesù crocifiggendo ogni giorno ogni suo desiderio e pensiero, volontà e sentimento: “I veri circoncisi siamo noi, che celebriamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci vantiamo in Cristo Gesù senza porre fiducia nella carne, sebbene anche in essa io possa confidare. Se qualcuno ritiene di poter avere fiducia nella carne, io più di lui: circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge, irreprensibile. Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore.

Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù” (Cfr. Fil 3,1-14).

Finché nel nostro cuore ci sarà un solo pensiero, un solo desiderio, una sola volontà, una sola aspirazione cui ancora non abbiamo rinunciato, la nostra sequela di Cristo Gesù è imperfetta. Occorre che da tutto ciò che è nostro cuore ci separiamo, se vogliamo assumere il cuore di Cristo Gesù e farlo nostro cuore allo stesso modo che Gesù ha assunto il cuore del Padre suo e lo ha fatto suo cuore.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mc 10,26-31

Già nell’Antico Testamento la sequela di Dio richiedeva questa rinuncia di tutto se stessi. Lo esigeva la legge del vero amore: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt 6,4-5). Ecco come Gesù seguì il Padre: “Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non  ritenne un privilegio  l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce (Fil 2,6-8).

A questa perfezione noi tutti siamo chiamati, se vogliamo essere veri discepoli di Gesù. Lasciare le cose potrebbe essere anche facile. Lasciare i pensieri è cosa difficile, se non addirittura impossibile. Si possono lasciare i pensieri solo se lo Spirito Santo prende il pieno possesso della nostra vita. Infatti il governo dei nostri pensieri è un frutto della sua totale presa di governo del nostro cuore. La Madre di Dio ci ottenga questa grazia per tutti i nostri giorni.