Non è costui il figlio del falegname?
SABATO 1 MAGGIO (Mt 13,54-58)
Il Signore Dio prima di fare l’uomo a sua immagine, gli aveva creato un giardino di delizie. Tutto la terra gli dava spontaneamente nutrimento: “Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo” (Cfr. Gen 1,26-31). La stessa verità viene affermata nel Secondo Capitolo della Genesi: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire»” (Cfr. Gen 2,4-18). Cosa era il lavoro per l’uomo?
Il lavoro prima era un gioco. Come Dio giocava con la sapienza nella creazione dell’universo, così avrebbe voluto giocare con l’uomo nella custodia e nella coltivazione della terra: “Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo” (Pr 8,22-31). Poi però venne la disobbedienza. L’uomo non riconobbe Dio come suo Signore, la terra non riconobbe e non riconosce l’uomo come suo signore, per il quale deve produrre i suoi frutti. Il Signore Dio ha tolto alla terra questa obbedienza: “All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”, maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!»” (Gen 3,17-19). Se l’uomo vuole trarre i frutti dalla terra la deve irrorare con il suo sudore. Deve versare su di essa il suo sangue, il suo alito di vita.
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Anche Giuseppe, il Custode del Redentore e della Vergine Maria, sua sposa, deve trarre i frutti dalla terra esercitando il duro lavoro del falegname. Il lavoro, svolto come obbedienza a Dio e la sofferenza che esso produce, diviene vera via, vero sacrificio per l’espiazione dei nostri peccati e strumento di redenzione per i nostri fratelli.
Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fate che viviamo il lavoro come vero olocausto.
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