«Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.
I figli della luce si distinguono dai figli delle tenebre – parlo secondo il linguaggio dell’Apostolo Paolo – perché la loro vita osserva tutti i comandamenti della Legge di Cristo Gesù, uno dei quali così recita: “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle (Mt 5,38-43).
Ogni relazione con ogni uomo, ogni autorità, ogni istituzione va sempre vissuta dalla Legge del Signore, mai dalla volontà del singolo cristiano. Il cristiano ha consacrato la sua vita a Cristo Signore. Non l’ha consacrata parzialmente, ma nella sua totalità di anima, corpo spirito. Pertanto è cristiano chi si lascia governare dal Signore. Ecco come l’Apostolo Paolo traccia le linee essenziali perché le nostre relazioni siano sempre secondo Dio e mai secondo il nostro personale pensiero:
Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono attireranno su di sé la condanna. I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto.
Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità. E questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri della carne (Rm 13,1-14).
LEGGIAMO IL TESTO DI Mc 12,13-17
Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.
Ora facciamo un discorso esclusivamente cristiano. A chi non è cristiano può anche interessare, perché anche lui un giorno si dovrà presentare dinanzi al Giudice divino per rendere conto dell’uso da lui fatto del denaro. Essendo il denaro parte della creazione, l’uso di ogni cosa che è nella creazione, anche l’uso del proprio corpo, anima, spirito, oggi e anche nell’ultimo giorno è sottoposto al giusto giudizio di Dio. Dice lo Spirito Santo per bocca dell’Apostolo Paolo che le tasse vanne pagate. Se lo dice lo Spirito Santo, se a Cesare va dato ciò che è di Cesare, nessuno si può sottrarre a questo obbligo che viene dal Vangelo nel quale si dice di credere. Il cristiano anche a questa verità è chiamato ad obbedire. La disobbedienza a questa verità attesta che il suo essere discepolo di Gesù non è perfetto, non è santo, non è secondo giustizia. Una parola di chiarezza va però anche detta al cristiano sull’uso del denaro raccolto attraverso le molteplici tassazioni. Il denaro è sangue, perché frutto del sudore della fronte di colui che consuma la vita svolgendo onestamente il suo lavoro. Come il sangue è sacro così anche il denaro è sacro. Se il denaro è sacro, esso va usato secondo le regole della più alta sacralità. Anche queste regole sono date dalla Parola del Signore nostro Dio. Quali sono le regole della sacralità?
La prima regola della sacralità del denaro vuole che sia rispettato il fine della tassazione e il fine è uno solo: il più grande bene della famiglia umana, il più grande bene della città, del paese, della nazione nella quale ogni singola persona vive. Se questo è il fine della tassazione – il bene di tutti – ogni uso del denaro per scopi privati, di qualsiasi natura, è peccato gravissimo contro il bene comune. È vera appropriazione indebita. Vero furto. Se è furto è offesa che si arreca al Signore. Non ruberai. Se è furto, prima di ritornare nella giustizia secondo Dio, è obbligatoria la restituzione. Senza restituzione di ciò che si è sottratto non c’è riconciliazione né con Dio, né con la comunità, né con il denaro.
La seconda regola della sacralità del denaro richiede che esso venga usato con grande saggezza. Non usarlo secondo saggezza anche questo è peccato contro il bene della comunità. Ma per usare il denaro secondo saggezza si deve abitare nello Spirito Santo perché Lui è la fonte di ogni sapienza, saggezza, intelligenza anche circa l’uso del denaro. Quando il denaro non è usato con saggezza, allora è lo sperpero, lo sciupio, la dilapidazione. Basterebbero già queste due regole e si potrebbe ridurre la tassazione. I mali della società sono nel cuore dell‘uomo. La terza regola vuole che ogni sciupio e sperpero di denaro proveniente dalle tasse sia anch’esso soggetto alla riparazione. Se tu, uomo di governo, hai stabilito che si facesse un’opera inutile, tu uomo di governo sei obbligato alla riparazione dinanzi a Dio e agli uomini. Questa è la morale del Vangelo. Questa morale richiede somma obbedienza.
La quarta regola vuole che non ci si appropri di ciò che è frutto di tasse neanche di uno spillo, di una graffetta, di un foglio di carta, neanche della polvere che è sul denaro. Anche questa è morale del cristiano e anche ad essa va data obbedienza. Infine vi è la regola del sommo rispetto nell’uso della cosa pubblica. Chi deturpa in qualsiasi modo è obbligato alla riparazione. Poiché tutte queste regole dal cristiano non vengono osservate, ecco la continua esigenza di imporre nuove tasse. Anziché riparare il secchio che è bucato, si pensa di tenerlo pieno con nuove tasse. Un cristiano privo dello Spirito Santo sempre penserà che riempire il secchio bucato con nuove tassazioni è la sola via giusta da percorrere. Chi invece è governato dallo Spirito Santo impegnerà ogni sua energia per saldare ogni foro del secchio perché nessuna goccia vada sprecata,
Ogni discepolo di Gesù, impegnato nella gestione del denaro pubblico, a qualsiasi titolo partecipi alla sua amministrazione, è obbligato a mettere tutta la sapienza dello Spirito Santo in ogni passaggio di denaro. Anche di una sua più piccola distrazione domani sarà convocato in giudizio dal suo Dio. Come dice la Scrittura: “Su di lui vi sarà un’indagine rigorosa”. La Madre di Dio aiuti ogni discepolo di Gesù perché sia amministratore saggio, prudente, intelligente, fedele, perfetto in ogni cosa. Amen.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.