Anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri
CENA DEL SIGNORE 1 APRILE (Gv 13, 1-15)
Leggere quanto avviene nel Cenacolo con gli occhi dell’Apostolo Paolo dona la certezza che possiamo conoscere in pienezza di verità quanto Gesù ha fatto e secondo questa conoscenza vivere il comandamento che Lui ci ha lasciato: “Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre” (Fil 2,1-11). Il Figlio di Dio – ed è questo vero annientamento e umiliazione – prende il posto dei servi e lava i piedi ai suoi discepoli, che innalza a signori. È questo il vero amore. Gesù si è annientato facendosi servo del Padre fino al dono totale di sé per il bene più grande di ogni uomo. Nel Cenacolo non avviene solo questo annientamento. Ne esiste un altro ancora più grande. Il Figlio di Dio si fa cibo e bevanda di vita eterna. Si fa mangiare dall’uomo perché l’uomo abbia anche lui la forza di lasciarsi mangiare dai suoi fratelli, sempre però in obbedienza alla volontà del Padre.
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.
È questo il grande mistero che si compie nel Cenacolo. Gesù si fa Servo e si fa Cibo. Non vi è annientamento più grande. Poi sulla croce porterà a compimento il suo servizio facendosi olocausto, consumandosi per bruciare nel suo corpo i peccati dell’umanità. Se il cristiano vuole imitare Gesù Signore, anche lui è chiamato a farsi servo del Padre, in obbedienza alla sua divina volontà. Anche lui dovrà lasciarsi mangiare dai fratelli per mostrare come un discepolo di Gesù ama alla maniera del suo Maestro e Signore. Oggi si vuole servire l’uomo, ma dalla volontà dell’uomo, addirittura senza divenire corpo di Cristo, corpo di salvezza e di redenzione, di luce e di vita eterna. È un servizio nel quale non ci si annienta in obbedienza alla divina volontà, ma seguendo il proprio cuore. Questo servizio non manifesta Cristo Signore e di conseguenza neanche porta a Cristo Gesù. È un servizio per il corpo dell’uomo, non per la sua anima e il suo spirito. È per il tempo, ma non per la vita eterna.
Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri servi del Signore, dalla sua volontà.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.