Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 1 Agosto 2020

Il commento alle letture del 1 agosto 2020 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista

SABATO 1 AGOSTO (Mt 14,1-12)

Quando una persona si abbandona al vizio o della superbia o dell’avarizia o della lussuria o dell’ira o della gola o dell’invidia o dell’accidia, Dio si ritira ed essa precipita nella stoltezza più profonda. Erode, privo di ogni sapienza e intelligenza dello Spirito Santo, è come quel giovane di cui parla il Libro dei Proverbi: “Di’ alla sapienza: «Tu sei mia sorella», e chiama amica l’intelligenza, perché ti protegga dalla donna straniera, dalla sconosciuta che ha parole seducenti. Mentre dalla finestra della mia casa stavo osservando dietro le inferriate, ecco, io vidi dei giovani inesperti, e tra loro scorsi un adolescente dissennato. Passava per la piazza, rasente all’angolo, e s’incamminava verso la casa di lei, all’imbrunire, al declinare del giorno, all’apparire della notte e del buio. Ed ecco, gli si fa incontro una donna in vesti di prostituta, che intende sedurlo. Ella è irrequieta e insolente, non sa tenere i piedi in casa sua. Ora è per la strada, ora per le piazze, ad ogni angolo sta in agguato. Lo afferra, lo bacia e con sfacciataggine gli dice: «Dovevo offrire sacrifici di comunione: oggi ho sciolto i miei voti; per questo sono uscita incontro a te desiderosa di vederti, e ti ho trovato.

“Ho messo coperte soffici sul mio letto, lenzuola ricamate di lino d’Egitto; ho profumato il mio giaciglio di mirra, di àloe e di cinnamòmo. Vieni, inebriamoci d’amore fino al mattino, godiamoci insieme amorosi piaceri, poiché mio marito non è in casa, è partito per un lungo viaggio, ha portato con sé il sacchetto del denaro, tornerà a casa il giorno del plenilunio». Lo lusinga con tante moine, lo seduce con labbra allettanti; egli incauto la segue, come un bue condotto al macello, come cervo adescato con un laccio, finché una freccia non gli trafigge il fegato, come un uccello che si precipita nella rete e non sa che la sua vita è in pericolo. Ora, figli, ascoltatemi e fate attenzione alle parole della mia bocca. Il tuo cuore non si volga verso le sue vie, non vagare per i suoi sentieri, perché molti ne ha fatti cadere trafitti ed erano vigorose tutte le sue vittime. Strada del regno dei morti è la sua casa, che scende nelle dimore della morte” (Pr 7,4-27). Erode è succube di Erodìade, è schiavo e prigioniero di essa a causa della sua lussuria. Dal suo cuore lussurioso viene fuori un giuramento stolto e insensato. Erodìade, astuta più che Satana, subito ne approfitta per avere la sua vendetta su Giovanni il Battista.

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

Nella casa di Erode non regnano le virtù, ma i vizi. Il vizio dominante sia di Erodìade che di Salomè e di Erode è la lussuria. Quando un corpo è dominato da un tale vizio, si può commettere qualsiasi stoltezza. Per stoltezza Erode pronuncia il suo insipiente giuramento. Per stoltezza la figlia chiede consiglio alla madre. Per odio contro Giovanni, che aveva denunciato il suo peccato di adulterio, Erodìade si vendica del profeta del Dio vivente, chiedendo la sua testa. Ma il responsabile di ogni cosa è il re. È Lui che ha introdotto Erodìade nella sua casa. È lui che su suggerimento dell’adultera ha messo in carcere Giovanni il Battista. È lui che ha proferito quel giuramento stolto e insensato. È lui che per mostrarsi coerente dinanzi ai commensali ha decretato la decapitazione. Gli altri lo hanno tentato. Lui è l’uomo di cui parla il Libro dei Proverbi. Ammaliato si è lasciato ammaliare. Tentato si è lasciato tentare. Sedotto si è lasciato sedurre. Non ha più il governo del suo cuore. È schiavo del peccato.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate il cristiano mai conosca il vizio e il peccato.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.

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