Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 9 Febbraio 2022

578

Per un cuore capace di ascolto

Il brano di oggi non è solo una lezione di salute alimentare in cui Gesù ci dice che tutto dipende dal nostro metabolismo. Sì, ci possono essere cose o alimenti che ci possono fare più o meno bene, ma non dobbiamo dimenticare la parte fondamentale che abbiamo noi di elaborare “ciò che viene dall’esterno” e soprattutto ciò che “abbiamo già all’interno” del nostro corpo. Per uscire di metafora Gesù, portando dati concreti e semplici a spiegazione del suo messaggio, riesce a relativizzare il peso che la tradizione aveva dato a gesti rituali o ad alimenti considerati puri o impuri e a denunciare la strumentalizzazione di tale pensiero a discapito della misericordia anche verso gli stessi genitori (Mc 7,11-12). Sovvertendo così la motivazione profonda della legge di Dio. 

Le parole del Signore non hanno come scopo l’abolizione della legge e dei riti, ma sono il tentativo di ridare loro il giusto peso e riportare l’uomo a non soffermarsi ai rischi e ai pericoli che questi producono, se non osservati. Tutti noi abbiamo assunto delle regole, dei regimi alimentari dettati sia dalla religione o, più facilmente ora, da un’attenzione alla salute. Il nostro agire e vivere sta dentro a delle consuetudini e a delle leggi fondamentali per il vivere comune. 

Quello di cui parla oggi Gesù è il nostro rapporto con tali regole, fondamentalmente la nostra capacità di far sì che la legge sia fonte di libertà e non di aggiogamento nostro e di chi vive insieme a noi. In particolare nel testo di oggi Gesù, dopo avere chiarito che quanto viene dall’esterno non rende impuro l’uomo, continua il discorso concentrandosi sulla elaborazione di quanto l’uomo fa di ciò che ha dentro di sé in quel luogo, il cuore, che nella Scrittura è dove nasce, si custodisce, si elabora l’interiorità, è fonte di ogni azione umana e fondamentalmente luogo in cui si impostano le relazioni con i fratelli e le sorelle e con Dio. 

- Pubblicità -

Gesù in risposta, ai discepoli che non comprendono le sue affermazioni precedenti, fa una lunga lista di ciò che esce dall’uomo e che lo rende impuro. È evidente che tali azioni non accadono perché non si sono seguite le regole della tradizione degli antichi su come ci si lava le mani o su come si puliscono i piatti e i bicchieri. Esse nascono se non si è riusciti a creare quello spazio nel cuore in cui possiamo coltivare un nuovo ascolto e un nuovo sguardo rispetto alle parole e ai gesti di chi vive accanto a noi. 

In molte parti dei vangeli Gesù denuncia che ci sono persone che hanno orecchi, ma non ascoltano, hanno occhi, ma non vedono. Questo accade perché non danno profondità al loro gesto di ascoltare e di vedere, ovvero non permettono di fare arrivare al loro cuore ciò che vedono e ascoltano. Bloccano questo processo attraverso la diffidenza e la schiavitù alle loro leggi. Le azioni impure che escono dal cuore dell’uomo che Gesù sta denunciando, sono nate dal fatto che l’uomo non è riuscito a rendere il cuore stesso “capace di ascolto”, ha fatto sì che si indurisse e dunque non si potesse creare un luogo in cui rileggere le proprie azioni e i propri pensieri sotto un’altra luce: non quella opaca che deriva dalle nostre interpretazioni affrettate e difensive, ma da una luce che rischiara e che fa vedere nell’altro non uno da ingannare, invidiare, calunniare, ma un fratello, una sorella da amare con cui condividere il nostro cammino.

sorella Beatrice


Fonte

Puoi ricevere il commento al Vangelo del Monastero di Bose quotidianamente cliccando qui