La pagina evangelica di oggi è certamente tra le più universalmente note: chi, infatti, non ha mai sentito parlare della moltiplicazione dei pani e dei pesci? Pagina notissima, e tuttavia sempre nuova…
Innanzitutto occorre leggere bene il testo: in nessun versetto, né qui in Marco, né negli altri evangelisti che riportano l’episodio (ed è uno dei pochi narrato in tutti i quattro vangeli) si parla di “moltiplicazione”. Il fatto saliente del testo, quindi, sembra non essere affatto una moltiplicazione miracolosa avvenuta per mano di Gesù, ma altro. Che cosa allora? Marco, pochi versetti più avanti (cf. Mc 6,51) ci parla dell’episodio come del “fatto dei pani”, e ce ne parla per dire che i discepoli quel fatto non lo avevano capito, eppure loro stessi avevano distribuito il pane spezzato (spezzato, non moltiplicato!) da Gesù.
Ma proviamo a ripercorrere il testo. Gli apostoli, mandati in missione da Gesù (cf. Mc 6,7-13) ritornano raccontando tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Gesù li invita allora al riposo: dopo la fatica della missione è necessario un tempo di riposo. Un riposo, però, ben preciso: che avviene nella separazione dalla vita ordinaria e per passare del tempo con Gesù (v. 31: “Venite in disparte … in un luogo deserto”), un riposo, infine, che resta tempo disponibile… sarà infatti subito interrotto dall’accorrere delle folle!
Qui il racconto prende una nuova direzione, ed è subito evidente lo scarto tra Gesù e i discepoli: Gesù, vedendo la folla per prima cosa prova compassione (cf. v. 34), si lascia raggiungere dalla sofferenza, dallo smarrimento, dalla fatica, dalla ricerca di senso di quelle persone, e vi risponde. Come? Innanzitutto spezzando per loro la Parola: “Si mise a insegnare loro molte cose” (v. 34). Li sazia di una parola di senso, della sua Parola.
E i discepoli? Se Gesù mostra compassione per le folle perché le vede senza pastore, i discepoli sembrano invece mostrare preoccupazione, perché quella folla è senza cibo. Se Gesù risponde facendosi carico delle persone e nutrendole della sua Parola, i discepoli vorrebbero mandarle via perché da sole provvedano al proprio sostentamento.
Gesù però ha ben colto il ragionamento dei discepoli, e cerca di indirizzarli; è il momento non di congedare, ma di riprendere la missione: “Voi stessi date loro da mangiare” (v. 37), cioè: fatevi voi carico di questa gente, quel po’ che avete mettetelo in relazione, fatene occasione perché tutti ne godano, fatene segno visibile del Padre che desidera che il cibo sia condiviso, non comprato; ma anche: date voi stessi (come cibo) a questa gente. Che poi è quanto farà proprio lui dando il pane nell’ultima cena: “Prendete, questo è il mio corpo” (Mc 14,22). Vita spezzata, vita donata.
E di fronte all’ottusità dei suoi è Gesù stesso a mostrare la via; parte da ciò che c’è (i cinque pani e i due pesci) e compie una serie di gesti e parole eucaristici: prende i pani, benedice il Padre per il dono che ha tra le mani, spezza i pani e li dà ai discepoli (cf. Mc 14,22) perché li distribuiscano. Ora le folle, come pecore guidate dal loro pastore su pascoli verdeggianti (cf. Sal 23), sono saziate anche di pane.
sorella Annachiara
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