Felicitazioni e ahimรจ
Il โdiscorso della pianuraโ di Luca (Lc 6,26-49), da leggersi in parallelo con il โdiscorso sul monteโ di Matteo (Mt 5-7), รจ rivolto ai discepoli del tempo di Gesรน, del tempo di Luca e di ogni epoca. Sui discepoli di ogni epoca sono fissi gli occhi di Gesรน, ad essi rivolge la parola nellโiniziarli alla conoscenza delย che cosa ne sarร e ne รจ degli scarti umani: la carovana dei poveri, degli affamati e dei piangenti, la compagnia degli odiati, emarginati, disprezzati e considerati infami a causa del Cristo, il segno di contraddizione (cf. Lc 2,34) che genera lโumano non omologato al pensiero dominante.
Da sottolineare cheย si tratta di poveri estremi,ย ptochoiย in greco, โpitocchiโ in italiano, cioรจ nullatenenti, in totale dipendenza dagli altri; di affamati estremi privi anche del poco del mangiare, la fame di Lazzaro che invano attende le briciole della mensa del ricco epulone, saziato dalle carezze di un cane che gli bacia le ferite (cf. Lc 16,21).ย E di piangenti estremi, le lacrime del povero e dellโaffamato che narrano dolore e ribellione nei confronti di una situazione da cui non si esce.ย Infine si tratta di odiati a causa di Gesรน, lโavversione di chi non sopporta la presenza di uomini e donne che in libertร camminano cantando laudi e prendendosi cura del povero mondo, stranieri agli assoluti che lโuomo si crea.
Tutti costoro sono proclamati โbeatiโ, Gesรน si felicita, si congratula e si complimenta con essi. Perchรฉ? Innanzitutto per il loro rivelare il Padre di Gesรน come passione dโamore incondizionato verso lโumano non riuscito, non apprezzato, non amabile, odiato. Lโuomo-nessuno, unicamente mosso dal suo amore folle e scandaloso per chi non conta, per chi non ha meriti da esibire, egli infatti si chiama misericordioso (cf. Lc 6,36), cuore verso i miseri.ย Gesรน, il non accolto, il non riconosciuto, il tolto di mezzoย (cf. Gv 1,10-11), il povero (cf. 2Cor 8,9) con e per i poveri รจ, di questo Dio, la buona notizia (cf. Lc 4,18), la dolce musica (cf. Lc 7,32), il peso leggero (cf. Mt 11,28-30).
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Beati dunque per il loro essere al cuore del cuore di Dio in Gesรน, e nei suoi discepoli, la Chiesa di poveri, con e per i poveri. In secondo luogoย beati perchรฉ ai defraudati del presente il Padre in Gesรน prepara e promette un futuro, il Regno di Dio, ove ogni desiderio di vita fiorita oltre ogni male e ogni morte sarร saziato nellโallegrezza. Parola di Dio in Gesรน.ย Il qui e ora nel pianto e nellโoblio รจ realtร penultima per gli ultimi della storia. In terzo luogo beati perchรฉ il futuro inizia nel presente, detta il ritmo al presente. Colui che ama i poveri e i perseguitati, colui che prepara ad essi un posto dopo la loro morte (cf. Lc 16,19s; 43) e per sempre รจ il medesimo che mediante i discepoli di Gesรน (e non solo ovviamente) si fa qui e ora mano aperta al povero. Le citazioni si sprecano, mi limito a riferirne due dalla lettera di Giacomo: โDio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo?…Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre รจ questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondoโ (Gc 2,5; 1,27).ย Beati dunque i poveri perchรฉ amati di un amore che sa prendersi cura di loro nel presente, ad essi preparando un futuro di vita pienamente fiorita.
Infine il dire di Gesรน si sposta sul versante dei ricchi con un โguaiโ che equivale ad un โahimรฉโ.ย Nessun giustizialismo vendicativo ma il lamento dellโamante che vuole che il ricco si converta e viva, รจ un figlio di Dio. Gesรน intende farli transitare da una lettura stolta della ricchezza, personificata nellโuomo dal raccolto abbondante (cf. Lc 12,13-21), nel ricco epulone (cf. Lc 16,19-51) e nel notabile ricco (Lc 18,18-23), a una lettura sapiente personificata da Zaccheo (cf. Lc 19,1-10). Essa รจ dono di cui ringraziare, da usare sobriamente e da condividere generosamente a similitudine del Generoso, questo รจ dare e darsi vita, il possedere e lโaccumulare per sรฉ รจ intristirsi negandosi al dare vita, la bellezza del dono di ciรฒ che si รจ e si ha.
fratel Giancarlo
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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