Di fronte all’annuncio
Queste parole di Gesù non ci riguardano… Ci viene spontaneo reagire in questo modo ascoltando il testo evangelico odierno. Sarà per l’asprezza del tono, sarà per la lontananza da noi nel tempo e nello spazio dei luoghi citati e di cosa essi rievocavano agli uditori contemporanei di Gesù. Ma è proprio così?
Corazim, Betsaida, Cafarnao sono i villaggi attorno al lago di Tiberiade, nei quali Gesù ha portato avanti la sua attività di predicazione con maggiore intensità. Qui, nella regione della Galilea, il ministero di Gesù e dei suoi inviati sembra essersi risolto in un parziale insuccesso: gli abitanti di queste città si sono chiuse all’annuncio di salvezza e non hanno dato il frutto atteso. Al loro posto Tiro e Sidone, se avessero avuto la possibilità di incontrare il Signore, non avrebbero esitato a convertirsi, e per questo la loro sorte sarà meno dura. Anche il giudizio su Cafarnao è severo e palesa il legame particolare di Gesù con questa città.
Gesù è l’inviato del Padre; il suo cuore batte all’unisono con quello del Padre: “Oh, se ascoltaste oggi la mia voce! Non indurite il vostro cuore come a Meriba” (Sal 96,7-8). È il lamento dell’amore non corrisposto: l’annuncio del regno di Dio avviene nella debolezza, non si impone e ci lascia nella libertà di accoglierlo o rifiutarlo. Ciononostante, rimane la forza della buona notizia che Gesù ha proclamato fin dagli inizi del suo ministero: “Il tempo è compiuto, il regno di Dio si è fatto vicino: convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,14-15).
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Ascolto con fede e urgenza della conversione sono dimensioni cruciali della vita cristiana. “Non conformatevi a questo mondo – alla sua logica mondana – ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è a lui gradito” (cf. Rm 12,2). “Lasciatevi trasformare”: la conversione è apertura all’azione di Dio che ricomincia da capo con noi, e chiede a ciascuno di noi la responsabilità e la decisione di assumerla. “Credete”: abbiate fiducia nella potenza trasformante del vangelo, nella forza disarmante della carità.
Nella sequela cristiana non c’è posto per una mentalità tranquilla: si è posti di fronte a una scelta, aderire o no alla parola del Dio vivente rivelataci da Gesù che vuole che tutti gli uomini siano salvati. E questa scelta si gioca nell’oggi, il nostro oggi, a volte così frenetico, pieno di cose da fare, di impegni da assolvere, e che spesso diviene un luogo in cui siamo tirati qua e là, ci dissipiamo perdendo di vista l’essenziale.
Nel quotidiano delle nostre esistenze, con i suoi momenti di grazia e le sue opacità, siamo chiamati a dire il nostro “sì” alla vita, ai nostri fratelli e alla nostre sorelle, al marito, alla moglie, ai nostri figli, ai compiti che ci sono affidati.
Il Signore Gesù ci insegna a vivere il tempo della nostra vita facendone un’occasione di incontro e di amore. I nostri giorni sono il tempo favorevole in cui ci è data la possibilità di conoscere l’amore del Padre che ci accompagna nel quotidiano e ci chiama alla vita eterna, a una vita sensata.
fratel Salvatore
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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