Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 5 Agosto 2023

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Libertà e grandezza di Giovanni il Precursore

“Un profeta non è disprezzato che in patria e in casa sua”: questa parola di Gesù, precedendolo immediatamente, introduce il nostro Vangelo che inizia parlandoci di Erode, a quel tempo il potente di turno. Omicida ed empio, Erode, sentendo parlare dei miracoli di Gesù, teme che sia Giovanni risuscitato, il profeta che lui ha imprigionato e assassinato. Giovanni era per lui la spina nel fianco perché gli diceva la parola di Dio: “Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello!”. Ma dall’incubo che fu per lui Giovanni, Erode non si liberò neppure con la sua morte!

Questo inizio del racconto adombra già che la passione e morte di Giovanni Battista è profezia e annuncio della passione e morte di Gesù. Almeno per Gesù, che vede nell’assassinio di Giovanni, suo maestro ed amico, la kenosi, l’umiliazione dell’uomo di Dio ridotto a zimbello nelle mani dei potenti; e commenterà: “Hanno fatto di lui ciò che hanno voluto” (Mt 9,13), intuendovi anche la propria fine. 

Giovanni temeva Dio – il timor di Dio è obbedire per amore alla sua parola con tutto se stessi – ed era perciò libero da ogni altro timore: non temeva neppure Erode, e perciò non adulterava la parola di Dio per propiziarselo.

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Invece Erode temeva Giovanni e voleva ucciderlo, ma temeva ancor più il popolo. E quando diede l’ordine di assassinarlo fu per timore dei commensali: il prezzo del potere ingiusto è la paura.

Qui vediamo il contrasto profetico ed evangelico per eccellenza: tra potere e libertà, e capiamo che tutte le parole di Gesù sono contro il potere perché sono, come tutte le parole di Dio, pressanti inviti alla libertà. È grande lezione che la paura non passi avendo il potere: è la libertà, e non il potere, che ci fa passare la paura.

Ascoltando la passione di Giovanni possiamo intuire quante parole di Gesù siano ispirate anche dalla vita e dalla morte dell’amico.Quanta libertà e coraggio troviamo sempre nelle parole di Gesù, cominciando dalla beatitudine per i perseguitati a causa della giustizia e della parola di Dio (cf. Mt 5,10)! 

Quante volte Gesù dirà: Non temete, non temete neppure quelli che possono uccidervi (cf. Mt 10,28), perché non hanno potere sulla vostra libertà, sulla vostra vita che è eterna. Giovanni era davvero “la lampada che arde e risplende”, e Gesù seppe rallegrarsi per sempre alla sua luce (cf. Gv 5,33).

Giovanni e Gesù divennero i più grandi riconoscendo ognuno la grandezza dell’altro e rallegrandosene.

E poi la diminuzione di Giovanni davanti a Gesù, quando riconobbe che era bene per lui diminuire perché Gesù crescesse (cf. Gv 3,30), lo rese ancora più grande agli occhi di Gesù, e fu la più sublime lezione per lui. Tanto che proprio la diminuzione che imparò da Giovanni divenne il modo della sua umanità, trasparenza del modo di vivere di Dio.

Ma c’è una cosa nella morte di Giovanni che non troviamo più nella morte di Gesù; ed è la complicità di donne nell’assassinio del profeta: il comportamento di Gesù verso di loro, così anomalo e unico, e il loro verso di lui, un raro e preziosissimo canto che attraversa i Vangeli, non la rese credibile, almeno fino alla sua morte e resurrezione e ascensione al cielo. Persino la moglie di Pilato, degno compare di Erode, difese Gesù perché lo sapeva un giusto (cf. Mt 27,19).

sorella Maria

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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