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Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 4 Ottobre 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 11,25-30

Il giogo leggero di umiltร  e povertร 

โ€œVi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!โ€ (Mt 11,17). Il Battista ha predicato con rigore nel deserto, il Nazareno con compassione nei villaggi, ma nulla si รจ mosso, lโ€™indifferenza continua a regnare sovrana. Non stupisce dunque che Gesรน la sferzi con un tonante โ€œguai a te, Corazรฌn! Guai a te, Betsร ida!โ€ (Mt 11,21). Quel che stupisce invece รจ che a quel โ€œguaiโ€ segua quasi senza soluzione di continuitร  un โ€œti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perchรฉ hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoliโ€. 

Ecco lo sguardo di fede di Gesรน, che scorge persino dietro lโ€™incredulitร  piรน ottusa un misterioso disegno del Padre, e soprattutto che riconosce che qualcuno che ha vinto la sonnolenza dellโ€™indifferenza cโ€™รจ: i piccoli!

Ma chi sono questi โ€œpiccoliโ€ che Gesรน contrappone a โ€œsapienti e dottiโ€? Sono semplicemente degli ignoranti o non piuttosto quelli che non ce la fanno piรน a sopportare un certo sistema chiuso e autoreferenziale di pensare e agire? Sono coloro che divengono โ€œpoveri in spiritoโ€ (Mt 5,3) perchรฉ affaticati e oppressi dalla seduzione del self-made man. Stanchi di trangugiare lโ€™anestetico dellโ€™insensibilitร , questi piccoli dicono โ€œbasta!โ€ e si aprono a qualcosa di nuovo. Non lo fanno per virtรน ma per sfinimento, eppure al Signore questo spiraglio รจ sufficiente.

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Cosรฌ avvenne a quel giovane di Assisi vissuto 800 anni fa, che Tommaso da Celano, suo primo biografo, ci dipinge oppresso โ€œdai legami della vanitร โ€, da quella corsa al successo il cui traguardo si sposta sempre piรน in lร ; affaticato dal โ€œgiogo della perversa schiavitรนโ€, da quellโ€™asservimento davvero perverso al benessere, che giocherellando con le sue catene non smette di starnazzare โ€œlibertร โ€. 

Da tutto questo รจ affaticato e oppresso il ventenne Francesco quando grida il suo โ€œbasta!โ€ con la voce silente di un bacio: โ€œun giorno incontrรฒ un lebbroso e, fatta violenza a sรฉ stesso, gli si avvicinรฒ e lo baciรฒโ€. Cadde con quel bacio il giogo antico e ne comparve uno nuovo, quello dolce โ€œdel Signore nostro Gesรน Cristoโ€, con su scritto โ€œumiltร  e povertร โ€ (Regola non bollata). รˆ il giogo della croce, che rivela come la โ€œstoltezza di Dio sia piรน sapiente degli uomini, e ciรฒ che รจ debolezza di Dio sia piรน forte degli uominiโ€ (1 Cor 1,25). Ed รจ giogo dolce perchรฉ davvero libera. Ci insegna infatti con la lentezza dellโ€™aratro a spogliarci di tutti i fronzoli, delle false considerazioni di sรฉ e di quelle mille consolazioni a cui chiediamo invano di liberarci dalla paura della morte. 

Quel giogo ci libera perchรฉ ci riporta alla terra, e insieme ad essa ci ricolloca nelle mani di colui che รจ โ€œSignore del cielo e della terraโ€, lร  dove ogni creatura si trova, lร  dove possiamo metterci alla scuola persino dallโ€™acqua e apprenderne lโ€™umiltร  โ€œpreziosa e castaโ€, dove possiamo finalmente chiamare la morte โ€œsora nostraโ€ e lodare e benedire il Signore, ringraziarlo e servirlo con grande umilitate (Cantico delle creature).

fratel GianMarco

Per gentile concessione del Monastero di Bose.

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