Il giogo leggero di umiltร e povertร
โVi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!โ (Mt 11,17). Il Battista ha predicato con rigore nel deserto, il Nazareno con compassione nei villaggi, ma nulla si รจ mosso, lโindifferenza continua a regnare sovrana. Non stupisce dunque che Gesรน la sferzi con un tonante โguai a te, Corazรฌn! Guai a te, Betsร ida!โ (Mt 11,21). Quel che stupisce invece รจ che a quel โguaiโ segua quasi senza soluzione di continuitร un โti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perchรฉ hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoliโ.
Ecco lo sguardo di fede di Gesรน, che scorge persino dietro lโincredulitร piรน ottusa un misterioso disegno del Padre, e soprattutto che riconosce che qualcuno che ha vinto la sonnolenza dellโindifferenza cโรจ: i piccoli!
Ma chi sono questi โpiccoliโ che Gesรน contrappone a โsapienti e dottiโ? Sono semplicemente degli ignoranti o non piuttosto quelli che non ce la fanno piรน a sopportare un certo sistema chiuso e autoreferenziale di pensare e agire? Sono coloro che divengono โpoveri in spiritoโ (Mt 5,3) perchรฉ affaticati e oppressi dalla seduzione del self-made man. Stanchi di trangugiare lโanestetico dellโinsensibilitร , questi piccoli dicono โbasta!โ e si aprono a qualcosa di nuovo. Non lo fanno per virtรน ma per sfinimento, eppure al Signore questo spiraglio รจ sufficiente.
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Cosรฌ avvenne a quel giovane di Assisi vissuto 800 anni fa, che Tommaso da Celano, suo primo biografo, ci dipinge oppresso โdai legami della vanitร โ, da quella corsa al successo il cui traguardo si sposta sempre piรน in lร ; affaticato dal โgiogo della perversa schiavitรนโ, da quellโasservimento davvero perverso al benessere, che giocherellando con le sue catene non smette di starnazzare โlibertร โ.
Da tutto questo รจ affaticato e oppresso il ventenne Francesco quando grida il suo โbasta!โ con la voce silente di un bacio: โun giorno incontrรฒ un lebbroso e, fatta violenza a sรฉ stesso, gli si avvicinรฒ e lo baciรฒโ. Cadde con quel bacio il giogo antico e ne comparve uno nuovo, quello dolce โdel Signore nostro Gesรน Cristoโ, con su scritto โumiltร e povertร โ (Regola non bollata). ร il giogo della croce, che rivela come la โstoltezza di Dio sia piรน sapiente degli uomini, e ciรฒ che รจ debolezza di Dio sia piรน forte degli uominiโ (1 Cor 1,25). Ed รจ giogo dolce perchรฉ davvero libera. Ci insegna infatti con la lentezza dellโaratro a spogliarci di tutti i fronzoli, delle false considerazioni di sรฉ e di quelle mille consolazioni a cui chiediamo invano di liberarci dalla paura della morte.
Quel giogo ci libera perchรฉ ci riporta alla terra, e insieme ad essa ci ricolloca nelle mani di colui che รจ โSignore del cielo e della terraโ, lร dove ogni creatura si trova, lร dove possiamo metterci alla scuola persino dallโacqua e apprenderne lโumiltร โpreziosa e castaโ, dove possiamo finalmente chiamare la morte โsora nostraโ e lodare e benedire il Signore, ringraziarlo e servirlo con grande umilitate (Cantico delle creature).
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fratel GianMarco
Per gentile concessione del Monastero di Bose.
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