Lasciamoci interpellare e toccare
Questo racconto ci pone davanti alla vita con tutta la sua drammaticità; la nostra vita tanto amata che viene minacciata da malattie e morte.
Queste realtà dolorose toccano tutti: i ricchi e potenti, come Giairo, e quelli che non contano niente agli occhi della società, come la donna malata della quale il vangelo non specifica nemmeno il nome.
Però, tutti e due si avvicinano a Gesù con la loro angoscia.
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Quella del padre per la figlia che non può accedere all’età adulta (dodici anni), falciata dalla malattia mortale, e quella della donna che vede la sua vita (il sangue) scorrere via dal suo corpo da dodici anni.
A causa delle perdite di sangue la donna si ritrova come morta per la società legata alla religione (stato di impurità che la obbliga a vivere isolata e senza accesso al Tempio). Per questi motivi si avvicina a Gesù di nascosto, allorché Giairo gli si getta ai piedi davanti a tutti.
Giairo, sofferente, accetta di abbassarsi e poi di farsi da parte (dopo la sua supplica non dice più una parola), perché sua figlia possa accedere a una nuova nascita, possa diventare adulta.
La donna, che non dovrebbe mescolarsi alla folla e che quindi non può nemmeno supplicare, verrà innalzata e davanti a tutti testimonierà della verità. La sua fede sarà riconosciuta e lodata, la salvezza proclamata sulla sua vita.
Il suo pensiero potrebbe essere letto come superstizioso: “Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti….”, però ci sono degli elementi che ci insegnano cos’è la fede.
La fede è speranza. Dice tra sé e sé: “Sarò salvata”, lei spera la salvezza, non dice: “Sarò guarita”.
La fede è ascolto e fiducia: “Udito parlare di Gesù…”. Ha saputo cogliere nella testimonianza della gente la “parola di Dio per lei”. Gesù non è soltanto un taumaturgo, uno dei molti medici che l’hanno ingannata, ma uno capace di salvare.
La fede è perseveranza: dopo dodici anni poteva soccombere alla tentazione della rassegnazione, del ripiegamento disperato su di sé, ma ha tenuto aperto l’orecchio del cuore per cogliere una Parola di salvezza.
La sua fede è anche ricerca di relazioni veritiere: una volta ottenuta la guarigione sarebbe potuta scappare di nascosto, invece risponde alla chiamata di Gesù: “Chi ha toccato le mie vesti?”. “Venne e gli disse tutta la verità”: si lascia interpellare, si lascia toccare.
La sua fede è coraggio: tremava ed era impaurita, ma si è fidata e ha confessato la sua verità, sapendo intuitivamente che, presentando la sua misera storia a Gesù, la salvezza avrebbe potuto raggiungerla nel profondo.
Gesù si è sentito toccato, sia a livello fisico che emotivo. Aveva sentito che era accaduto un evento dell’ordine del Regno, ha sentito la qualità di quell’incontro segreto.
E subito la fede della donna diventa testimonianza per Giairo: è invitato da Gesù a non temere, a tener duro nella fede come ha fatto la donna. Il Vangelo ci presenta allora un segno di salvezza, con i tre discepoli testimoni privilegiati della vita e delle azioni di Gesù: Pietro, Giacomo e Giovanni.
La bambina, contro ogni disperazione, si alza, obbedendo alla chiamata del Signore.
sorella Sylvie
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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