Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 31 Gennaio 2022

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Rigenerare l’umanità

“E si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio”. L’esorcismo compiuto da Gesù, il primo in terra pagana secondo Marco, libera un uomo ma mette in crisi una comunità. Appena Gesù mette piede in quella terra è l’indemoniato a supplicarlo: “Non tormentarmi!”; ma poi sarà la gente della città, informata dai mandriani che hanno assistito all’accaduto, a supplicarlo di andarsene.

La presenza di Gesù destabilizza, fa traballare il fragile equilibrio su cui si regge quella comunità. Una comunità che non sa integrare la presenza di un uomo vittima di ciò che lo abita: questi vive isolato in luoghi di morte, e loro lo tengono lontano, incapaci di favorirne un cammino di umanizzazione. Una comunità che non è disposta ad assumersi il costo sociale che questo implicherebbe: la perdita di un capitale di duemila porci è già troppo! “Lo supplicarono di andarsene”: non tormentarci, la tua presenza ci mette in discussione, quel che ci chiede e che produce non ci conviene.

Gesù sbarca in terra pagana, in un paese ostile, occupato da forze che asserviscono, disumanizzanti e potenzialmente distruttive. Lui, uomo vero come Dio l’ha voluto, è straniero quando mette piede sulle terre della nostra umanità ancora da evangelizzare. Ma la sua umanità, narrazione del Padre, può rigenerare la nostra, ridestarla alla vita.

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Come in questo incontro con un uomo disumanizzato, spersonalizzato, lacerato. Le forze caotiche che lo abitano e agiscono in lui lo rendono intrattabile e pericoloso per sé e per gli altri. Nel tentativo di arginare la sua violenza lo si è legato, ma invano. Piuttosto, come scioglierlo dalla sofferenza che lo lega? Come risvegliare in lui la vocazione rivolta da Dio a ogni Adamo? Come restituirgli la speranza di una dignità e un’integrità personali smarrite o forse mai conosciute?

Gesù non lo fugge. Non lo mette a tacere, entra in un dialogo, gli chiede come si chiama. Lo fa parlare perché arrivi a nominare il suo male.

Costui è abitato da Legione: quando parla dà voce ad altri, senza arrivare a dire io; quando agisce è agito da forze bestiali di cui non è soggetto. L’ascolto di Gesù lo rende cosciente del conflitto interiore che lo abita e gli permette di sfogare all’esterno un male destinato ad affogare nella morte a cui tende, come i porci nel mare.

L’ascolto è già terapeutico, quando c’è possibilità di dirsi. Perché mi avviene questo? Che cosa vive in me? Domande da riformulare al noi, quando è una comunità a riflettere su di sé: da cosa ci lasciamo determinare? Che cosa ci porta dove non vogliamo? Come resistere alla disumanizzazione che ci minaccia?

Se questo rende consapevoli delle pulsioni di morte che ci abitano e ci portano a fare e farci del male, l’incontro con Gesù può essere vittoria in noi di colui che ha vinto la morte e la sua potenza. Solo lui, il Vivente, venuto a cercarci tra le nostre tombe, ha la forza di entrare nella nostra casa (cf. Mc 3,27), legare l’uomo forte (che qui ha la forza di una legione!) e salvare da se stessa l’umanità (qui spinta all’autolesionismo, disumanizzata a tal punto da agire contro se stessa).

Dio santo, Dio santo e forte, abbi pietà di noi!

fratel Fabio


Fonte

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