Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 31 Gennaio 2019

Come un bravo pittore, con due veloci pennellate l’evangelista Marco rilancia il tema della Parola usando le due immagini della lampada e della misura.

Alla folla enorme che ha ascoltato la parabola del seminatore, egli pone un interrogativo retorico: una volta introdotta in una casa, come può una lampada essere nascosta sotto il moggio o il letto e non essere messa sul candelabro? Il contrasto tra i vari luoghi dove porre la lampada accesa evidenzia l’assurdità di collocarla dove essa non può irradiare la sua luce. Possiamo così immaginare la Parola di Gesù come una lampada che potenzialmente può illuminare tutto, ma che nello stesso tempo è fragile perché può essere nascosta da chi ne è toccato, nascosta fino a spegnerla.

La Parola, Gesù con le sue azioni e le sue parole, è stata inviata perché non restassimo nelle tenebre, perché la vita di ogni giorno trovasse un orientamento proprio a partire da quella luce. Eppure tante volte non è lei a rischiarare il nostro cuore e ci sentiamo smarriti. È responsabilità personale quella di custodire la Parola in noi, affinché altre parole non la nascondano fino a confonderla con altro e a farla dimenticare, perché solo la sua Parola può essere luce ai nostri passi. Certo la Parola, ci dice Marco, essendo stata mandata da Dio per rischiarare le tenebre prima o poi si manifesterà comunque, non può rimanere confinata e nascosta perché la rivelazione non è destinata ad un piccolo numero. Tuttavia ciò non ci solleva dalla responsabilità personale, ci rimanda piuttosto alla bontà e alla pazienza del seminatore che non fa economia nel seminare luce, non teme di sprecare il seme gettandolo ovunque senza fare distinzione di terreni, siano essi buoni o meno buoni.

C’è una fiducia del seminatore nell’umano che è in noi che viene riversata su tutti, indistintamente. È allora più che mai importante l’ammonizione rivolta a noi lettori: fate attenzione a quello che ascoltate. Innanzitutto c’è l’invito ad aprire tutti i nostri sensi per poterci meravigliare di ciò che ascoltiamo, del messaggio che il Vangelo ci dona giorno dopo giorno, della buona notizia che può cambiare radicalmente la nostra vita. E poi l’accento cade sul come, sulla modalità e qualità del nostro ascolto.

Tutto si decide sulla base dell’atteggiamento dell’uditore: solo chi ascolta attentamente arriverà a una forma di conoscenza e comprensione a cui l’ascolto superficiale non ha accesso. La Parola di Dio è da ascoltare abbondantemente, non dovremmo mai esserne sazi. Tanto è più grande la misura, quindi lo spazio, che facciamo ad essa in noi tanto più grandi saranno i frutti che porterà in noi e attorno a noi. Chi si apre alla Parola può ricevere e in abbondanza, chi si chiude si rimpicciolisce da se stesso e ne rimane escluso. A tutti è dato di ascoltare, a tutti un seme prezioso è gettato sul proprio campo. Ciascun uomo e ciascuna donna è responsabile del proprio ascolto e sarà misurato in base alla misura con cui avrà accolto la Parola. La scelta coinvolge l’inizio ma anche la fine della nostra vita. Certo la luce è presente e illumina perché Dio è Dio, e dona il Figlio gratuitamente, ma a noi resta la libertà e la responsabilità di aprire il cuore all’ascolto e fare spazio per diventare da semplici ascoltatori veri discepoli.

Allora chi può far spazio faccia spazio!

sorella Antonella

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Mc 4, 21-25
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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