La pagina del vangelo di oggi ci propone un incontro: tra una anziana donna, prossima alla morte, e un lattante appena entrato nella vita.ย
Qual รจ il contesto del nostro racconto? Giuseppe e Maria hanno portato il piccolo Gesรน nel Tempio a Gerusalemme โper presentarlo al Signoreโ (Lc 2,22). Ma chi si accorge che sta entrando nel Tempio la gloria del Signore (cf. Ez 43,4), la Salvezza di Israele? Nessuno, sembra, se non un uomo, Simeone, e una donna, Anna. E se ne accorgono perchรฉ abitati dallโardente desiderio di vedere il Messia e perchรฉ obbedienti allo Spirito: lo Spirito dร loro la chiaroveggenza per vedere il Messia in un bambino, lรฌ, cioรจ, dove nessuno andrebbe a cercarlo.ย
Cosรฌ Simeone รจ colui che ha la funzione di riconoscere il Messia e, con Anna, di indicarlo pubblicamente.
Il vangelo poi ci dice che lโincontro di Simeone e Anna con Gesรน al Tempio รจ tuttโaltro che casuale, ma รจ culmine di un cammino, di un cammino di obbedienza e di fiducia.
Il cammino di Simeone incontro alla Salvezza รจ cominciato assai prima di recarsi quel giorno al Tempio; si tratta del cammino di docilitร allo Spirito lungo tutta una vita: โlo Spirito Santo era su di luiโ (Lc 2,25), cammino che lo rende capace di attendere: โaspettava la consolazione di Israeleโ (v. 25), sostenuto da una promessa: non vedere la morte prima di aver visto il Cristo (v. 26).
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E di un cammino si tratta anche per Anna. Luca ci dice che era โsopraggiunta in quel momentoโ (v. 38): cammino brevissimo per una donna che stava giร notte e giorno nel Tempio senza allontanarsi mai (v. 37); e tuttavia vi รจ ben altro cammino, che se non รจ cosรฌ esplicito nel testo mi sembra sia chiaramente sotteso: cammino di obbedienza alla vita, alla sofferenza anche che la vita le ha imposto (vedovanza, e quindi marginalitร , e ora vecchiaia, cosรฌ minuziosamente narrate da Luca); imparando a fare di questa povertร il luogo di attesa della redenzione da parte di Dio, e non di recriminazione contro di lui.
Tutto questo ci insegna che se รจ vero che la Salvezza che celebriamo nel Natale รจ dono voluto, preparato e dato dal Signore, รจ altrettanto vero che questo dono non si impone, ma puรฒ essere riconosciuto e accolto solo da chi รจ in cammino, in un coinvolgimento personalissimo, in una vita plasmata, orientata da unโattesa.
Anche perchรฉ si tratta di vedere qualcosa lรฌ dove non รจ affatto immediato vederlo: in un semplice bambino che forse quel giorno tanti altri lรฌ al Tempio hanno visto con gli occhi e tuttavia non hanno affatto visto con lo sguardo di Dio.
E questo รจ qualcosa che traversa tutto il vangelo: gli stessi discepoli saranno chiamati a confrontarsi con una beatitudine per nulla scontata: โBeati gli occhi che vedono ciรฒ che voi vedeteโ (Lc 10,23). Ciรฒ che i discepoli vedono รจ un uomo che รจ il Cristo di Dio, come riconosce Pietro (cf. Lc 9,20), ma รจ anche un uomo contraddetto da altri uomini a tal punto da morirne. Lรฌ cโรจ il Salvatore e devono, loro come noi, imparare ad accogliere una Salvezza che si realizza con le modalitร di Dio, non con le nostre: in un bambino, in un crocifisso; in una vita, la nostra, che spesso puรฒ apparirci lontana da quanto avevamo intravisto e sperato iniziandolaโฆ
sorella Anna Chiara
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