Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 3 Ottobre 2023

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Di’ di sí, sarò Elia!

Come a Nazareth, dove la presentazione del programma della sua missione e l’attività in Galilea si misurano subito con un rifiuto, anche qui Gesù intraprende, con libertà e consapevolezza, la sua strada.

Una direzione alla sua vita che non resta a livello di pensiero, di intenzioni, ma assume una geografia ben precisa: cammino verso Gerusalemme, che uccide i profeti e lapida gli inviati (cf. Lc 13,34;).

Non sceglie di morire, ma accoglie ciò che sta per avvenire: come ciascuno di noi, Gesù fatto uomo non ha la libertà di decidere il corso degli eventi, ma la libertà di aderirvi e farli propri.

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Anche i discepoli percepiscono un Gesù diverso e, mentre finora si sono sempre rivolti a lui come Maestro particolare, usando un termine specifico di difficile traduzione: guida, professore, responsabile…, d’ora in poi lo chiamano sempre e soltanto “Signore”, colui che interviene salvando (cfr. Lc 9,49.54;).

C’è una serie di richiami all’Antico Testamento, soprattutto i Profeti (cf. Gen 5,22-24; Is 50,7; Ez 3,4-9.16-21;). “Nel tempo del suo essere sollevato”: come Enoch ed Elia, Gesù comprende il viaggio della vita come un camminare con Dio, vivendo gli eventi e preparandosi ad accogliere la fine della propria missione, accettando che altri la porteranno avanti, con le loro caratteristiche e i loro limiti.

Forse questa accettazione si concretizza nel gesto di inviare messaggeri “davanti al suo volto”, discepoli pieni di zelo, ma assolutamente inadeguati, ancora in dissintonia con Gesù. Il loro cominciare a percepirlo non solo come il Maestro da ascoltare e seguire ma come il Signore, si coniuga col volerlo difendere, sentendosi partecipi della sua potenza e volendola mettere in atto.

Una tentazione sempre presente in ambito religioso: difendere Dio, senza capire che Lui, l’Onnipotente, non si difende ma si consegna, nel male e nel bene, nel lasciarsi non accogliere e nel partire verso un altro villaggio dove si lascerà accogliere da Marta e Maria. Dio non ha bisogno di difensori ma cerca discepoli, che imparino da Lui.

“Volto indurito”: l’atteggiamento di saldezza e determinazione richiesto e donato da Dio ai profeti, conseguente al loro fidarsi di Lui nella non accoglienza degli uomini. Durezza che, dobbiamo impararlo, non è contro gli altri, quelli che non capiscono, non possono condividere, rifiutano. Non devo pretendere che ciò che è importante e magari decisivo per me, le mie scelte e passioni, il mio attuale punto di consapevolezza, sia automaticamente quello degli altri: quando io cambio, non cambiano il mondo, gli altri, i rapporti, i samaritani rimangono samaritani!

“Un fuoco dal cielo” (cf. 2Re 1,10ss.): il diavolo nel deserto ha già tentato Gesù proponendogli la via della potenza e della violenza come fa sempre con tutti: con Mosé attraverso le parole di Dio stesso (cf. Es 32,10) con David oltraggiato attraverso quelle di Abisai (2Sam 16,9ss.); qui attraverso gli stessi discepoli, a loro volta tentati di boria pseudo-religiosa: di’ di sì e, per difenderti, noi potremo essere come Elia!

Elia ha risparmiato vite di uomini compiacendosi di un atteggiamento rispettoso, Gesù le risparmia semplicemente perché davvero “valgono qualcosa ai suoi occhi”. Il travisamento più grande è pensare di far trionfare Dio e annientare gli uomini.

fratel Daniele

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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