Dare senso ai nostri giorni o renderli vani
“Le folle chi dicono che io sia?”. Pietro rispose: “Il Cristo di Dio”.
E subito Gesù inizia a narrare quale sarà la via che percorrerà il Figlio dell’uomo: non una strada imponente lastricata di successi, foderata di denari, tappezzata di onore e gloria. Il Figlio dell’uomo incontrerà nel suo cammino la violenza che l’umano può scatenare contro un altro essere simile a lui rifiutandosi di riconoscerne la dignità di uomo o donna soffocando e mettendone a tacere il pensiero, privandolo della libertà fino a disprezzarlo, maltrattarlo, torturarlo e ucciderlo; violenza che uccide il diritto di ogni bambino che viene al mondo di poter vivere e crescere senza patire la fame e la sete, essere curato, andare a scuola e diventare adulto senza essere falciato da una sventagliata di mitragliatrice.
La via di Gesù che lo condurrà al Calvario è irta, piena di lacci e insidie, è fatta di rifiuti di riconoscersi creature in comunione con altre creature e come tali degne di rispetto, sempre e comunque: al di là di ogni provenienza, appartenenza religiosa, politica, sociale. La salita di Gesù al patibolo continua ieri come oggi a essere memoriale delle tante vite squarciate dalla violenza, è una via ai cui lati giacciono i cadaveri dei morti sepolti dalle macerie dell’oppressione dei poteri politici ed economici violenti e guerrafondai.
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La sequela di Gesù è questa, non è svenduta né svendibile a basso prezzo. Chiede la libertà dei figli di Dio che in quanto tali divengono capaci di disprezzare la propria vita in forza di un bene più grande. Salvare la propria vita non è metterla nell’armadio del quieto vivere, delle convenienze sociali o religiose e conservata con la naftalina dell’ipocrisia apparire. Seguire Gesù è decidere in libertà e per amore di mettersi in gioco, di far crescere in noi la vita tanto da divenire donne e uomini capaci di quell’amore che non ha misura, che arriva all’inimmaginabile per noi, all’amore per il nemico, e che non può né potrà mai essere ucciso da una bomba o da un carro armato.
Il chicco di grano seminato sotto terra, non è più visibile per lungo tempo, eppure da quella morte apparente, a suo tempo nascerà un germoglio e poi lo stelo e poi la spiga. Solo se il chicco di grano muore porta vita, solo chi è capace di perdere la vita per amore la ritroverà nei cieli nuovi e terra nuova nei quali avranno stabile dimora la giustizia e la pace, dove al banchetto del Regno sarà annunciata la salvezza per ogni creatura.
Vano sarebbe inseguire i luccichii del mondo intero che i poteri utilizzano come specchi per attirare e circuire, per propagandare la menzogna come verità, stravolgendo ciò che accade e violentando le parole per farle divenire false e vuote. Vanità, solo vanità, che riempie il ventre ma vuota il cuore.
“Se qualcuno vuol venire dietro a me”: Gesù ci lascia liberi di seguirlo o meno, di dare senso ai nostri giorni o renderli vani. Instancabilmente egli ci invita a seguire le sue vie di pace e di amore; a noi instancabilmente è data la libertà di scegliere: seguire la sua via di vita o volgere lo sguardo altrove verso vie di morte.
fratel Michele
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