Ancora non mi conosci?
Oggi facciamo memoria di Giacomo e Filippo, due tra i primi discepoli del Signore, come ci testimoniano i vangeli sinottici nel caso di Giacomo (cf. Mc 2,16-20) e il vangelo di Giovanni per la chiamata di Filippo (Gv 1,43).
Il vangelo per questa memoria è tratto dai cosiddetti discorsi di addio di Gesù, chiamati così perché Giovanni colloca queste parole durante l’ultima cena, come un lascito, un testamento di Gesù ai suoi discepoli. Ma in realtà in queste parole rifulge già la luce della Resurrezione e risuona già la fede pasquale della comunità del Signore.
“Signore, mostraci il Padre e ci basta!”: queste parole di Filippo sono le stesse che abitano i nostri cuori sempre così assetati e anelanti la comunione con il Padre, e nello stesso tempo incapaci di cogliere in profondità che in Gesù Cristo questa comunione si è resa visibile, tangibile: “Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è rivolto verso il Padre, è lui che lo ha rivelato”. Così terminava il prologo di Giovanni (Gv 1,18) e ora Gesù ribadisce a Filippo questa realtà: “Chi ha visto me ha visto il Padre”.
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Nel volto del Figlio noi possiamo conoscere il volto del Padre e questa comunione tra il Padre e il Figlio si rivela a noi nelle parole, nei gesti, nelle opere che il Figlio compie. Parole e opere nelle quali si manifesta l’amore del Padre e l’amore del Figlio.
È guardando a Gesù, al suo agire, al suo modo di vivere che noi conosciamo il volto misericordioso del Padre. È ascoltando Gesù, le sue parole, che noi accogliamo quelle parole di vita eterna che provengono dall’eterno amore del Creatore. Ecco allora quanto sia importante conoscere il Figlio per penetrare nella conoscenza del Padre, per essere condotti da lui verso il Padre, in quella comunione d’amore che unisce e circola tra Padre e Figlio per opera dello Spirito Santo.
“Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto Filippo?”: questa domanda di Gesù a Filippo potrebbe essere rivolta dal Signore anche a ciascuno di noi, che da tanto tempo siamo stati battezzati nel suo nome e portiamo il nome di cristiani, cercando di stare alla sua sequela. Anche noi, come Filippo, fatichiamo a credere, a discernere nel volto dell’uomo Gesù la rivelazione del volto di Dio.
Il mistero d’amore che abita in Cristo Gesù si svela a noi passo dopo passo, lungo il sentiero di tutta la vita, ecco perché occorre essere perseveranti nell’attingere dalla Scritture questa conoscenza, pazienti nell’attendere la luce dello Spirito che apra le nostre menti al loro senso profondo, e umili per non presumere di conoscere già, e una volta per tutte, il Signore.
Sia Lui, il Signore, a donarci ogni mattina la rugiada del suo Spirito per purificare il nostro sguardo e renderlo capace di discernere il volto del Padre sul suo volto, entrando così in quella dinamica d’amore che unisce e circola tra il Padre e il Figlio. Allora potremo chiedere qualunque cosa nel nome del Figlio e saremo esauditi perché le nostre richieste saranno conformi a quell’amore con il quale il Padre ci ha amati in Cristo Gesù.
sorella Ilaria
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