Il testo che ascoltiamo oggi per far memoria dellโapostolo Tommaso comincia con il raccontare la sua assenza: โTommaso, uno dei dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesรนโ (v. 24). Questa sua assenza dalla comunitร nel giorno della resurrezione di Gesรน ci fa intuire qualcosa del suo sentire. Ed รจ grazia per noi.
Anche noi non cโeravamo quando Gesรน apparve tra i suoi dopo la sua morte. Ed infatti รจ per noi, e non per Tommaso, la beatitudine che Gesรน gli dice come un mite rimprovero: โBeati coloro che crederanno senza avere vistoโ (v. 29); per noi che lo amiamo pur senza averlo visto, e che senza vederlo crediamo in lui (cf. 1Pt 1,8).
Nel terzo giorno dalla morte di Gesรน, il giorno dopo il sabato, era stato annunciato piรน volte ai discepoli riuniti lโevangelo della sua resurrezione. Poi alla sera Gesรน stesso era apparso in mezzo ai discepoli, e aveva annunciato loro la pace e il perdono. Ma in quel giorno unico Tommaso non cโera.
Lโassenza di Tommaso nel giorno della resurrezione, e poi, otto giorni dopo, il suo bisogno spasmodico di toccare con mano le ferite, di mettere il dito nel buco dei chiodi, ci parlano della disperazione di Tommaso.
Troppo insopportabile era quella morte per lui, quella fine nellโignominia dellโamato maestro; e, atroce aggravante, era avvenuta in sua assenza. Il suo abbandono di Gesรน, che non riusciva a perdonarsi, e che per lui non era affatto attenuato dallโabbandono di tutti gli altri, il suo non esserci stato quando quei buchi venivano inferti, quando quello strazio si compiva: il dolore di tutto ciรฒ era troppo, e lo aveva convinto dellโimpossibilitร di un qualsiasi futuro.
- Pubblicitร -
Tommaso ci rappresenta alla perfezione in questa desolata incredulitร da disperazione quando, nei giorni piรน atroci della vita, ci crediamo perduti per sempre.
Ma Tommaso non avrร bisogno di toccare le ferite: perchรฉ, tornato al cuore della comunitร , riconosce la presenza di Gesรน che lo chiama per nome, e lโascoltare la sua voce lo salva.
โMio Signore e mio Dioโ (v. 28), esclama Tommaso, diventando per noi da quel momento il discepolo piรน affidabile. Incredulo da dolore, che รจ per noi la piรน grande smentita della vita, Tommaso arriva, ascoltando la sua parola che lo chiama per nome, alla gioia dellโadesione a Gesรน. ร la parola di Gesรน che, chiamandoci, riesce a farci aderire a lui vivo, morto e risorto: questo ci salva.
Ci puรฒ essere una perdizione radicale e insopportabile in noi, un essere aggiogati al dolore, ma se la chiamata per nome di Gesรน ci raggiunge fin lรฌ e ci sentiamo conosciuti, veramente entriamo in questa esclamazione di Tommaso: โMio Signore e mio Dio!โ. Ciรฒ fa pensare a Pietro quando confessรฒ a Gesรน: โSignore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eternaโ (Gv 6,68). O al grido del salmista: โSe la tua parola non fosse la mia gioia, sarei perduto nella mia miseriaโ (Sal 118,92).
Una piccola nota: Tommaso รจ diventato figura del discepolo incredulo perchรฉ non crede ai suoi fratelli, ma ricordiamoci dellโincredulitร di tutti gli altri verso le loro sorelle che portavano loro le parole di Gesรน risorto!
E dunque con Tommaso e con tutti gli altri ascoltiamo la parola di Gesรน che ci supplica di non essere piรน increduli ma credenti.
sorella Maria
Puoi ricevere il commento al Vangelo del Monastero di Bose quotidianamente cliccando qui