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Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 3 Febbraio 2025

Commento al brano del Vangelo di: Mc 5, 1-20

Gesù libera la nostra umanità

Chissà che cosa è avvenuto veramente. C’era un uomo posseduto da forze più potenti di lui che devastavano la sua persona e la sua vita. C’era un uomo che abitava in luoghi di morte (“nei sepolcri”, v. 2) e che sembrava impotente nei confronti della forza di morte che lo abitava. Anche gli altri non potevano farci nulla, perché aveva sempre “spezzato le catene e infranto i ceppi con cui essi cercavano di fermarlo” (vv. 3-4). C’era un uomo che faceva del male anche a se stesso, che si percuoteva con pietre (v. 5), e che era impotente anche a comunicare e ad a esprimere a parole il suo dolore, poiché era capace solo di emettere urla inarticolate, di emettere grida (v. 5). C’era un uomo devastato dalla potenza del male.

Questo è l’uomo a cui Gesù si fa prossimo, a cui Gesù si fa vicino, oltrepassando tutte le barriere psicologiche, sociali e religiose. Questo è l’uomo che Gesù vuole incontrare nella sua umanità ferita e dilaniata, questo è l’uomo che Gesù vuole liberare da quella forza di male che lo possiede e che lo tiene prigioniero. Diceva infatti a quella forza che lo abitava: “Esci dall’uomo, spirito immondo!” (v. 8). 

Gesù non ha paura, non si lascia fermare, non teme che quell’uomo possa fare del male anche a lui, desidera solo liberarlo da quella situazione di morte e dice a ogni uomo e donna che si senta bisognoso di liberazione: “Non temere, non c’è niente che possa impedire in te lo sgorgare della vita, non c’è niente che possa bloccare l’azione di liberazione che io ti offro, basta solo che tu l’accolga. Qualunque sia il male che devasta la tua persona e la tua vita, non temere! Anche te, anzi, proprio te io voglio incontrare. È per te, per liberare te che sono venuto, non per quelli che stanno bene, che non hanno bisogno della vita che io dono. Io, infatti, non sono venuto per i sani, ma per i malati (cf. Mc 2,17). È per te, che sei posseduto dalla morte, che io sono venuto a portare la vita. È per te, che vivi una vita da schiavo, che io sono venuto a portare la liberazione. È proprio te che io desidero incontrare, a qualunque prezzo. È infatti per te, perché tu abbia la vita, che io sono venuto a sconfiggere la morte, anche al caro prezzo della mia stessa vita”.

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Siamo in territorio pagano, fuori dalla terra di Israele (v. 1): è all’uomo in quanto tale che Gesù si rivolge, non all’uomo religioso, non all’uomo credente, ma a ogni persona colpita dalla potenza del male. Gesù non fa a quell’uomo discorsi di fede, non lo invita a pratiche religiose, non cerca di convertirlo, ma semplicemente gli si avvicina, e davanti al suo avvicinarsi, il male esce allo scoperto: “Che c’è fra me e te Gesù, Figlio del Dio Altissimo?”.

Il primo frutto dell’azione di Gesù è che il male esce dal suo nascondiglio ed è costretto a manifestarsi, a rivelarsi per quello che è, a uscire dai subdoli recessi con cui possedeva la vita di quell’uomo. E uscire allo scoperto è già per esso una prima sconfitta. E poi cede il passo, se ne va, e quell’uomo viene restituito a se stesso e alla comunione con gli altri, “seduto, vestito e sano di mente” (v. 15).

Questa è la liberazione dal male che Gesù offre a ogni uomo. Ma io penso di averne bisogno?

sorella Cecilia

Per gentile concessione del Monastero di Bose.

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