Tutta la vita in un gesto
“Alzati gli occhi, Gesù vide alcuni ricchi …. vide anche una povera vedova…”. Nel nostro brano, come del resto in altri, è evidente l’interesse dell’evangelista per lo sguardo di Gesù sulla realtà che lo circonda. Uno sguardo altro, dall’alto, dalla prospettiva di Dio, che non si ferma alle apparenze esteriori (cf. 1Sam 16,7): non vede solo gli scribi che si pavoneggiano nelle loro lunghe vesti o fanno lunghe preghiere per farsi vedere da tutti – di cui si è appena parlato – o dei ricchi che gettano generose offerte nel tesoro del tempio (v. 1). In mezzo alla folla Gesù è capace di discernere l’azione apparentemente insignificante di una povera vedova: non solo la vede, ma ne fa oggetto di un vero e proprio insegnamento per i discepoli.
Ma cosa c’è di tanto importante nel gesto di questa donna? Tutti gli altri, dice Gesù, “hanno gettato del loro superfluo, lei invece nella sua indigenza vi ha gettato tutta la vita che aveva”. Questa la traduzione letterale del v. 4: l’evangelista gioca sul doppio senso del termine bios, che significa sia “le sostanze”, “ciò che serve per vivere”, sia, più semplicemente “vita”. I due significati non si escludono ma si implicano a vicenda. Gettando tutto ciò che le resta per vivere, la vedova è come se vi gettasse la sua vita. La donna non solo dona tutto ciò che ha, ma mette tutta quanta se stessa in quel dono, adempiendo così in modo letterale il comandamento di “amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” che Gesù ha presentato come il primo comandamento (cf. Lc 10,27).
Nel gesto della donna, se superiamo l’impressione superficiale che lo giudica un gesto insignificante, c’è davvero qualcosa di folle, di estremo: è quasi un gesto gettato nel vuoto di un’istituzione ormai corrotta e spiritualmente morta, il tempio di Gerusalemme, che non può più contenerlo, un gesto di pura fede nel luogo della non-fede; ma è un gesto che non va perduto, perché Gesù lo raccoglie, con il suo sguardo e le sue parole.
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La donna, compiendo questo gesto, intuisce forse qualcosa delle tenebre di morte che minacciano il popolo e il suo tempio? Se dona tutto ciò che ha per vivere, è come se intuisse che sono ormai iunti gli ultimi tempi, e non c’è più nemmeno tempo di preoccuparsi per la propria vita (cf. 10,22), si può solo gettarla in Dio, perché sia lui a intervenire. La donna decide di rispondere al dilagare dell’iniquità e della falsa religiosità che ormai devasta il tempio con la sua integra fedeltà, con un gesto di consapevole e gratuito dono, che, mentre sembra alimentare quell’istituzione che la sfrutta, come le altre vedove (cf. v. 47), in realtà ne contesta segretamente ma tenacemente la mentalità: è un piccolo gesto esteriore, ma che presuppone un orizzonte interiore totalmente diverso da quello che la circonda. La gratuità di questo gesto contiene un’eccedenza, un di più rispetto alla sua destinazione propria, l’offerta per il culto.
In fondo Gesù si specchia nell’umile gesto di quella donna. Attirando l’attenzione dei suoi discepoli su di esso e spiegandolo, sembra volerli rendere partecipi del senso della sua stessa vita donata totalmente fino all’estremo. In questi ultimi momenti c’è da parte di Gesù come un’ostinazione nel porre parole e gesti significativi (il gesto eucaristico durante l’ultima cena sarà il culmine di tutto ciò), anche se forse è ben consapevole che quelli che ha accanto non lo comprendono. Ma lo fa lo stesso, probabilmente perché ritiene – come la povera vedova – che questo sia l’unico modo per resistere e vincere la barbarie e la corruzione che lo circonda.
Anche nelle nostre vite la storia del regno di Dio non è scritta da gesti eclatanti che attirano l’attenzione, ma dall’umile e tenace fedeltà al bene quotidiano, nell’intima fiducia che esso alla fine prevarrà, non sarà vinto dal dilagare delle tenebre del male che ci circondano.
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Donare tutta la vita, essere tutti interi in ogni atto che compiamo, ecco il segreto del gesto della povera vedova, figura di Cristo e di ogni discepolo che ne segue la vita. Come scriveva Fernando Pessoa in una sua poesia:
«Sii tutto in ogni cosa. Metti tanto quanto sei
nel minimo che fai,
Come la luna in ogni lago tutta
risplende, perché in alto vive».
fratel Luigi
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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