Se non della fine del mondo, siamo sempre sull’orlo della fine di un mondo, di un mondo fatto di sicurezza e certezze, accoglienza e affetti. Il vangelo di Cristo non è una garanzia rassicurante di tranquillità, ma è esperienza viva del paradosso, pietra d’inciampo e luogo di contraddizione.
Persecuzione, tradimento, odio e morte: sono parole che hanno il peso di macigni e descrivono secoli di storia di una chiesa che ha visto scorrere il sangue dei suoi figli, e non di rado continua a vederlo. Ma accanto alle opposizioni cruente e alla violenza che attenta alla vita dei corpi, c’è anche la quotidiana esperienza del contrasto e della negazione, di angherie e prevaricazioni, di gesti e parole che traducono sopraffazioni e vessazioni. E questo non solo – “comprensibilmente”, se così si può dire – fra coloro che sono nemici o si ritengono tali, ma anche nello spazio più intimo delle relazioni familiari, parentali e amicali, là dove ci si aspetterebbe di poter trovare riparo, amore e custodia dell’altro.
Dinanzi a questo scenario desolato e desolante, in cui anche i rapporti più profondi vengono pervertiti e sfigurati, il Cristo mantiene uno sguardo pacificato e una parola mite, mentre invita a non preoccuparsi in anticipo: bisogna preoccuparsi di non-preoccuparsi, perché la preparazione per affrontare simili prove consiste nel non-prepararsi. Fiducia disarmata e disarmante in una parola e in una sapienza che non vengono da noi, ma che ci saranno date, quasi in silenzio…
In patientia vestra possidebitis animas vestras. Sarà mediante questa “perseveranza” che potremo salvare la nostra vita, mediante l’hypomoné, la tenace resistenza di chi sceglie di “rimanere”, di “restare” fermo sotto i colpi dell’avversario, di chi resta in silenzio e non raccoglie parole di odio per scagliarle contro l’altro. Questa patientia – che è, insieme, patire una passione e attendere appassionatamente un’alba di salvezza – è “la forma quotidiana dell’amore” (J. Ratzinger), che ci permette di possidēre la nostra vita, cioè di prenderne possesso a poco a poco.
“Questo è il segno di Dio: Egli stesso è amore. Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore. Tutte le ideologie del potere si giustificano così, giustificano la distruzione di ciò che si opporrebbe al progresso e alla liberazione dell’umanità. Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza. Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini” (Benedetto XVI).
La pazienza plasma la vita, la perseveranza la sottrae alla morte, la resistenza la salva dall’abisso del nulla e del non-senso: “È nostro compito – quando tutto ci viene a mancare e tutto s’allontana – dare alla nostra vita la pazienza di un’opera d’arte, la flessibilità delle canne schiacciate dalla mano del vento, in omaggio all’inverno. Un po’ di silenzio è sufficiente…” (Ch. Bobin). Allora questa vita, per quanto ferita e offesa, non ci sarà tolta.
fratel Emanuele
Puoi ricevere il commento al Vangelo del Monastero di Bose quotidianamente cliccando qui
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI
Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21, 12-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Parola del Signore