Aprite gli occhi e non temete!
Gesรน ha appena cercato di trasmettere ai discepoli uno sguardo diverso sulla realtร , rivelando come il gesto apparentemente insignificante di una povera vedova sia in realtร piรน carico di valore agli occhi di Dio di tante offerte di ricchi e riti solenni nel tempio di Gerusalemme. Ed ecco che โalcuniโ โ certamente dei discepoli (cf. Mc 13,1) โ si affrettano a cambiare argomento: sentono che il tono del discorso sta diventando troppo impegnativo. Subodorano che forse Gesรน sta chiedendo anche a loro di comportarsi come quella vedova, che dona โtutta la sua vitaโ (un poโ come quando, in Mt 16,22, Pietro cerca di allontanare la prospettiva della passione del Messia: โDio te ne scampi!โ).
E cosรฌin tutta frettadistolgono gli sguardi da quella povera donna per volgerlo di nuovo sulle โbelle pietreโ che adornano il tempio! La rapiditร del cambiamento e la diversitร di prospettiva impressionano. E questo la dice lunga su quanto i discepoli, nonostante gli sforzi di Gesรน, restino โciechiโ nel loro modo di pensare.
Da parte nostra, non possiamo non farci una domanda scomoda. Tanti anni di vita cristiana sono serviti a cambiare (un poโ) il nostro sguardo sul mondo? Oppure anche noi siamo ciechi, ci lasciamo abbagliare come tutti da quello che fa rumore e attira gli sguardi, trascurando quel che resta nascosto, ma che spesso รจ piรน grande ed essenziale agli occhi di Dio? Ricordiamoci che il regno di Dio in questo mondo resterร sempre piccolo come un granellino di senape e mai darร spettacolo (cf. Lc 13,19; 17,21).
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Nel cosiddetto discorso โescatologicoโ, che inizia qui e prosegue per tutto il capitolo 21, piรน che rispondere alla curiositร sul โquandoโ e sui โsegniโ della fine di Gerusalemme (v. 7), Gesรน vuole anzitutto trasmetterci uno sguardo diverso sulla storia e sulla nostra vita. Uno sguardo sostenuto dalla fede e dalla speranza, e reso penetrante dalla vigilanza. Gesรน vuole prima di tutto metterci in guardia contro il rischio di facili allarmismi apocalitticio illusioni pseudo-messianiche, immersi come siamo in una storia in cui sembrano sempre prevalere la menzogna, la violenza e gli sconvolgimenti di ogni tipo.
Gesรน annuncia con onestร che certo continueranno ad accadere eventi dolorosi, come guerre, rivoluzioni, terremoti, carestie e pestilenze… ma, allo stesso tempo, nega che essi siano i segni di una fine imminente (โNon sarร subito la fine!โ, v. 9). Sono semplicemente eventi che fanno parte della storia e da sempre invitano lโumanitร a interrogarsi sulla sua finitudine: indicano che il mondo, cosรฌ comโรจ, รจ sottomesso alla caducitร (cf. Rm 8,20) e va verso la sua fine. In una prospettiva di fede, siamo invitati anche a leggerli come le โdoglie del partoโ di un mondo nuovo (cf. Mc 13,8; Ap 12,2), doglie che preparano e invocano una โnascitaโ che puรฒ venire solo da Dio: โLa donna, quando partorisce, รจ nel dolore โฆ ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda piรน della sofferenza, per la gioia che รจ venuto al mondo un uomoโ (Gv 16,21).
Il discepolo, che nella sua preghiera quotidiana ha imparato da Gesรน a invocare con fiducia la venuta del Regno di Dio (cf. Lc 11,1), non deve lasciarsi turbare, ma credere che la storia resta sotto il segno di un preciso disegno di Dio (cf. v. 9 deรฎ, โรจ necessarioโ).
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Soprattutto il discepolo deve credere che lโunico Messia, Gesรน, รจ giร venuto e prima del suo ritorno non dobbiamo attenderne un altro (cf. Lc 7,20). โSono ioโ e โIl tempo รจ vicinoโ sono le parole da lui stesso pronunciate (cf. Mc 1,15; 6,51), lui solo ha potuto dirle in veritร . Quando poi ritornerร , non avrร bisogno di ripeterle di nuovo, perchรฉ tutti lo vedranno (cf. Lc 21,27; Ap 1,7).
Da quanto รจ venuto tra noi, il tempo della prossimitร di Dio รจ quello che giร qui ci รจ dato di vivere, seppure per frammenti, a partire dai piccoli gesti quotidiani, come quello della povera vedova. Nulla e nessuno ha il potere โ a meno che non vogliamo darglielo noi โ di gettarci nella paura e di distoglierci dal fissare il nostro sguardo su Gesรน (cf. Eb 12,2). โNulla potrร mai separarci dallโamore di Dio, in Cristo Gesรน, nostro Signoreโ (Rm 8,39).
fratel Luigi
Per gentile concessione del Monastero di Bose.
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