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Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 25 Marzo 2025

Commento al brano del Vangelo di: Lc 1,26-38

Un invito alla gioia

Un cielo azzurro, una regione dโ€™Oriente, un villaggio, una casa nel villaggio, una ragazza in casa e, tra il cielo e quella giovane, il volo di un angelo, qualche parola, un breve dialogo, un fremito di stupore e un ultimo battito dโ€™ali.

Scenografia scarna, essenziale; ma tanto basta per ispirare lโ€™immaginazione e la creativitร  bimillenaria di scrittori e poeti, musicisti, pittori, scultori, registi.

ยซE chi sa che cosa stava facendo in casa: accendeva un lume? Toglieva farina da una madia per farne pane? Riordinava cose? Filava per tessere un abito? Di certo nella casa non cโ€™erano inginocchiatoi nรฉ lei era piegata su uno di quelli. Gli inginocchiatoi se li sono inventati nelle loro annunciazioni i nostri artisti piรน famosi. Lโ€™angelo? Era tutto voce, non ha descrizioni nel racconto. Certo, voce leggera, che fa battere il cuore. E la prima parola dellโ€™angelo era un invito alla gioiaยป (A. Casati).

La gioia di un verbo al passivo, kecharitomรฉne: sei stata colmata di grazia, stracolma di un amore che previene, riempita di gratuitร , ricolmata di benevolenza, traboccante del gratuito, dellโ€™immeritato.

Ecco ยซDio riprende a ricreare, riprende a ricostruire il progetto dalla normalitร . Riprende dalla tua umile casa, da una terra come la nostra, che puรฒ a volte sembrarci straniera, cioรจ estranea ai pensieri di Dio. Tutto succede in una casa, una casa comune, in cittร  disprezzata, in terra con il marchio del meticciato, succede che chiamata a collaborare sia una ragazza senza ascendenze di nobiltร ยป (A. Casati). 

In questa trama ordinaria del vivere umano, nella dilatazione di unโ€™attesa che si fa corpo di donna, che aspetta, desidera, sostiene, prepara in sรฉ uno spazio per unโ€™alteritร  intima e, insieme, estranea, che si va intessendo nelle fibre del proprio corpo, in questa umana catena del generare, Dio sceglie di affondare il suo ago nel tessuto della nostra carne, per ricamarvi la sua Parola nella nuditร  e nel vagito di un neonato, e poi in gesti e parole di uomo.

Vi รจ docilitร  in questa scena, una ragazza dal capo chino (almeno secondo unโ€™iconografia plurisecolare), unโ€™auto-proclamarsi ยซservaยป, un annuire, un aderire che si fanno voce in quellโ€™ยซeccomiยป che รจ parola che sintetizza lโ€™amore. Vi รจ una libertร  che si fa responsabilitร , accoglienza, disponibilitร , risposta; ma prima si fa innanzitutto stupore, turbamento e interrogativo: ยซCome avverrร  questo?ยป. 

Maria ยซsi domandava che senso avesse un saluto come questoยป. Non risuona anche in noi lo stesso dubbio, quasi la stessa protesta? Ci viene detto: ยซNon temere. Sei in vigilia di nascitaยป. Ma noi ci chiediamo come sia possibile. ยซSe ce lo dicessero oggi, in stagione desolata, anche noi grideremmo allโ€™impossibilitร , ci guarderemmo dentro, dentro di noi, o guarderemmo, fuori, a quello che ci circonda e grideremmo che non ci sono le premesse, tanto i grembi sono sfioriti, come avvizzitiยป.

Lโ€™annuncio porta con sรฉ qualcosa di nuovo, che fa tremare di gioia, ma anche di apprensione e stupore: la ragazza di Nazaret ci รจ sorella, nella sua domanda, in questa sua e nostra esitazione, in questo istante sospeso in cui, col batticuore, osa quella domanda circa lโ€™impossibile possibilitร . E poi si affida a quel volo leggero, a quellโ€™annuncio di nuova nascita, di un Dio che visita la terra, perchรฉ il deserto torni a fiorire e la vecchiezza dellโ€™umano incontri lโ€™Uomo nuovo.

un fratello di bose

Per gentile concessione del Monastero di Bose.

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