Monastero di Bose โ€“ Commento al Vangelo del giorno โ€“ 25 Gennaio 2023

1277

Eppure

Siamo alla fine del Vangelo secondo Marco. Siamo allโ€™epilogo di un fallimento di un figlio dโ€™uomo acclamato come il Cristo figlio di Dio, condannato a morte e appeso su una croce. Siamo alla fine dellโ€™esperienza dei suoi discepoli, disgregati nellโ€™ora dellโ€™infamia del loro maestro. Uno ha tradito e quasi tutti hanno smentito il loro legame con Gesรน, abbandonandolo nellโ€™ora piรน terribile. In questa triste storia non cโ€™รจ alcuna buona notizia. Un nodo di sgomento appare definitivo. Eppure la parola โ€œevangeloโ€ ritorna oggi nella forma verbale di un imperativo coinvolgente e ambizioso che innesca un nuovo inizio: โ€œAndate in tutto il mondo e evangelizzate ogni creaturaโ€.

Eppure questo mandato รจ sulla bocca di quellโ€™uomo torturato e crocifisso come un sobillatore che dicono sia risorto da morte. Ed รจ ai suoi che si rivolge. Essi non credono, hanno il cuore duro. Eppure lui non smette di avere fiducia in loro.

Tutto questo รจ sconvolgente e paradossale. Siamo alla fine, eppure รจ solo lโ€™inizio di una nuova epoca. Tutto sembra andare a rotoli e abbiamo mille argomentazioni per sostenere questa tesi senza confutazioni, eppure i verbi al futuro della pagina evangelica di oggi ci annunciano lo sbeffeggiamento del potere del male, lโ€™ingresso di lingue nuove nella storia dellโ€™umanitร , la pacifica convivenza con i serpenti velenosi, la guarigione dalle malattie. Tutto il presente รจ carico di enigmi e inquietudini, eppure il futuro si colora di un rosso che annuncia non un banale ottimismo ma unโ€™audace speranza. Che solo i piccoli possono profetare. โ€œVedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre piรน forte lโ€™avvicinarsi del rombo che ucciderร  anche noi, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerร  al bene, che anche questa spietata durezza cesserร , che ritorneranno lโ€™ordine, la pace e la serenitร โ€, scriveva Anne Frank.

Oggi celebriamo la forza sconvolgente e paradossale dellโ€™amore di Cristo che si rivela a Paolo facendolo suo โ€œlibero prigionieroโ€. Paolo รจ lโ€™ossimoro per antonomasia dellโ€™esperienza credente, ha vissuto nella sua carne tutte le tensioni che lโ€™evangelo spande a chi si lascia afferrare da quellโ€™amore piรน forte della morte. Tutto in lui sembra farlo galoppare nellโ€™irrecuperabile lontananza da Dio e da Gesรน Cristo, eppure arriva il momento di una caduta irresistibile che riempie quel vuoto, colma quella lontananza. รˆ lโ€™irruzione della grazia che fa di Paolo, accanito persecutore della chiesa, un ministro e un testimone, un evangelizzatore, un missionario e un tessitore di comunitร , lโ€™apostolo delle genti.

Ci sia cara questa memoria liturgica, perchรฉ ci rammenta lโ€™essenziale: lโ€™evangelo รจ โ€œpotenza di Dio per la salvezza di chiunque credeโ€ (Rm 1,16). Non cโ€™รจ nessun angolo nascosto nelle nostre esistenze che non puรฒ essere raggiunto dallโ€™amore di Dio. Non cโ€™รจ nessun irrimediabile errore capace veramente di compromettere la nostra vitae il nostro futuro. Lรฌ dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia. E questa sรฌ, รจ buona notizia!

fratel Giandomenico

Per gentile concessione del Monastero di Bose

Puoi ricevere il commento al Vangelo del Monastero di Bose quotidianamente cliccando qui