Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 25 Febbraio 2023

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Volti liberi da maschere, sguardi limpidi senza filtri

โ€œVide un pubblicano di nome Levi โ€ฆ e gli disse: โ€˜Seguimiโ€™โ€ (v. 27). Prima di chiamare, Gesรน vede, guarda. Il verbo greco usato dallโ€™evangelista, theรกomai, significa osservare meditando, contemplare, scorgere, riconoscere. Gesรน osserva Levi, Gesรน ci contempla.

Gesรน mi guarda, e cosa vede? Gesรน osserva con uno sguardo che ha la forza di far alzare e mettere in movimento, e di farlo โ€œlasciando tuttoโ€ (v. 28), abbandonando ogni certezza e protezione. Che sguardo รจ un tale sguardo?

Fatichiamo a comprenderlo perchรฉ, spesso, lo sguardo con cui noi guardiamo noi stessi รจ schermato da molteplici strati di passate esperienze fallimentari, di fughe da situazioni di paura, di limiti che riteniamo imperdonabili. Il nostro sguardo su di noi si assolutizza su questi aspetti, questo il nostro tutto: peccatori, immobili nelle situazioni che viviamo – โ€œVide un pubblicano โ€ฆ seduto al banco delle imposteโ€ (v. 27) -, indegni di partecipare alla gioia condivisa del banchetto.

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Altre volte il nostro sguardo su di noi ci rivela unโ€™immagine distorta dal ruolo, dalla posizione sociale, dai successi ottenuti. Sicuri, protetti, nel rispetto di norme di buona condotta, non solo non riconosciamo piรน il nostro vero volto ma solo la maschera che indossiamo, ma non osserviamo piรน nemmeno gli altri, sepolti sotto cumuli di pregiudizi, di sospetti, di facili valutazioni. Non ci soffermiamo, non sostiamo sullโ€™altro, non lo guardiamo piรน. Subito passiamo alla โ€œmormorazioneโ€, tentazione cui spesso cadono quelli che sono definiti gli avversari di Gesรน: โ€œI farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: โ€˜Come mai mangiate e bevete insieme a pubblicani e ai peccatori?โ€™โ€( v. 30). E cosรฌ perdiamo di vista la nostra veritร .

Lo sguardo di Gesรน รจ altro, โ€œvede oltreโ€, o meglio, vede nel profondo. Egli, che รจ lโ€™immagine del Padre tra noi, riconosce negli uomini e nelle donne che incontra creature che portano lโ€™immagine e la somiglianza con il Creatore: โ€œDio disse: โ€˜Facciamo lโ€™uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianzaโ€™โ€ (Gen 1,26). Noi lo dimentichiamo, non ritroviamo piรน questa somiglianza e non la sappiamo piรน riconoscere in chi incontriamo. Gesรน sosta su questa somiglianza e con il suo sguardo e la sua chiamata la fa risaltare in noi, la illumina. Per questo egli รจ venuto, per curarci nella nostra dimenticanza della somiglianza con il Padre: โ€œNon sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perchรฉ si convertanoโ€ (vv. 31-32).

Il suo sguardo ci raggiunge lร  dove noi siamo: rifugiati, immobili, seduti alla scrivania delle nostre certezze, delle nostre buie chiusure, attenti solo a curare i nostri piccoli e ristretti interessi. E con lo sguardo amorevole che illumina la nostra essenza di figli e figlie a immagine del Padre, egli viene presso di noi malati proponendoci una cura: la conversione. Il cambiamento, lโ€™uscita da rapporti inautentici con Dio, con noi stessi e con gli altri, per riscoprire la nostra veritร  originaria e per ritrovare la relazione vitale con Dio e con i fratelli e le sorelle.

Conversione, movimento, per entrare ancora e sempre nella comunione con Gesรน che ci chiama e, in lui, con il Padre che ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Per partecipare alla comunione del grande banchetto del Regno, la comunione della salvezza cui anche il piรน lontano, messosi in cammino puรฒ partecipare. Al grande banchetto in cui non vi saranno piรน separazioni, esclusioni, ma grande comunione tra volti liberi da maschere e sguardi limpidi senza filtri.

sorella Elisa

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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