Il seme della Parola
Nel lungo brano di oggi troviamo la piรน classica delle parabole di Gesรน; lโimmagine del seme che attraversa con la sua agreste veritร non solo i vangeli ma anche tutto il Nuovo Testamento. Una parabola che รจ sempre in atto, perchรฉ il seminatore semina la Parola (v. 14), e la Parola ha in sรฉ tutta la potenza del frutto futuro. Ma รจ una potenzialitร che al primo stadio rimane inespressa, inefficace. Di cosa ha bisogno la Parola per portare frutto? Due cose: tempo e spazio.
Anzitutto il tempo. Nellโera digitale in cui il tempo รจ una variabile irrisoria, noi ci scontriamo con il fatto che nella sfera spirituale non vale la logica del tutto e subito. Bisogna prendersi del tempo, sapere aspettare, esercitare la pazienza. La teoria della spiritualitร cristiana infatti la si puรฒ apprendere leggendo un libro, o con un corso di poche ore. La teologia con degli studi di pochi anni. Ma arrivare a fecondare con la Parola il nostro io interiore, arrivare allโinabitazione dello Spirito, come direbbero i cristiani dโOriente, richiede molti anni di applicazione e soprattutto di perseveranza nellโascolto della Parola.
Cโรจ bisogno poi di spazio: i terreni su cui la Parola รจ abbondantemente sparsa. Ogni momento, ogni istante della nostra vita puรฒ essere attraversato dalla Parola, ma noi possiamo non essere recettivi. Se non prestiamo ascolto alla Parola, il nostro cuore diventa duro come la strada e la Parola non riesce a mettere radici. ร il dramma vissuto anche dal profeta Isaia, in quel difficile inciso che sta al centro del nostro testo (v. 10-12). Se il nostro cuore non รจ sgombrato dai sassi la Parola non puรฒ scendere in profonditร e il rammarico รจ grande tanto quanto lโentusiasmo iniziale. Se la Parola cresce insieme ad altre cose, queste possono soffocare la Parola e prendere il suo posto.
Qual รจ dunque la qualitร del terreno buono? Lโessere sgombro dai sassi e da altre erbe. Come i campi di questa stagione invernale, il terreno buono รจ tale perchรฉ non รจ calpestato e non vi cresce ancora nulla. Il terreno buono รจ simbolo di un cuore semplice, un cuore recettivo perchรฉ povero di tutto, un cuore pronto a mettersi totalmente in gioco.
Lโefficacia dellโimmagine agricola usata da Gesรน, dagli evangelisti e da Paolo, sta nel fatto che alla fine il frutto ottenuto รจ il risultato omogeneo di diversi fattori. Anche il contadino piรน orgoglioso sa infatti che, nonostante il suo lavoro, quel frutto non gli appartiene: รจ un dono di grazia, una speranza esaudita, coltivata con il sudore della fronte, in cui la fatica รจ solo fede e mai certezza. E deve essere cosรฌ anche per noi, che nonostante le nostre mancanze, il nostro non essere terreno buono, caparbiamente, con fatica e speranza perseveriamo nellโascolto della Parola di Dio, credendo che possa far breccia poco alla volta anche nel cuore piรน indurito per portare un frutto che sarร sempre rivestito di unโintima meraviglia.
fratel Raffaele
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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