In questa vigilia di Natale ci è proposto l’ascolto del cantico di Zaccaria, il padre di Giovanni Battista che lo canta dopo la sua nascita, ed è anche il testo che la liturgia delle ore ci invita a pregare ogni giorno alle lodi mattutine.
Il testo è come racchiuso, all’inizio e alla fine, dal verbo visitare: v.68 “ha visitato il suo popolo”; v.78 “ci visiterà il sole che sorge dall’alto”. Mi sembra che questo dica bene anche il senso, la verità profonda del Natale che stiamo per celebrare e che ogni anno come memoria viviamo: il Signore ci visita.
Fin dall’inizio della creazione, “udirono il rumore dei passi del Signore che passeggiava nel giardino” (Gen 3,8), Dio si fa presente ad Adamo e Eva.
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“Ho udito il grido del mio popolo, conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo e farlo salire verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele” (Es 3,7): Dio si fa vicino e si prende cura del suo popolo schiavo in Egitto.
Fino ai profeti che gridano: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi” (Is 63,19), è forte l’invocazione a Dio che venga a visitarci.
Il Signore ci visita e ci dona la sua forza: “Ha suscitato per noi una forza di salvezza” (v. 69); “Hai accresciuto la forza al mio cuore” (Sal 138,3); “Tu rafforzi il loro cuore” (Sal 10,7); “È Dio che mi cinge di forza” (Sal 18,33 e 40); “Straordinaria è la potenza di Dio verso noi che crediamo, forza che ha manifestato in Cristo“ (Ef 1,19).
Il Signore che viene ci dona la forza che sostiene i nostri cuori. Questo è il segno della sua presenza e vicinanza: un cuore saldo e che non teme perché la sua presenza è discreta, impalpabile e chiede la nostra adesione nella fede.
La nascita di Gesù è fare memoria dell’amore di Dio che si fa vicino, che ci visita e viene a vivere la nostra stessa vita. Questo modo di agire del nostro Dio deve darci forza nel nostro oggi quando questo è contraddetto dal dolore che nella vita incontriamo, dal non senso di certe nostre situazioni e di certe morti perché il Signore ha voluto venire proprio in queste nostre vicende e la sua morte in croce, assurda e senza senso, ci dà speranza anche quando noi ci scontriamo con queste realtà. Il Signore rischiara “chi giace nelle tenebre e nell’ombra della morte” e guida “i nostri passi sul cammino della pace”.
La presenza del Signore è nascosta ed elusiva (cf. Is 45,10) perché egli si rivela nel nascondimento, nel silenzio, nel quotidiano, nella marginalità. Questo Natale sia occasione per accorgerci, ascoltare, percepire, custodire e lasciarci abitare dalla visita del Signore oggi in questa nostra vita, nei nostri cuori. “Dio si affaccia dai cieli verso gli uomini” (Sal 53,3); “Dio abbassa i cieli e discende” (Sal 18,10), per abitare ed essere in comunione con ogni umano e farci gustare la sua presenza perché il Dio lontano si fa vicino, si fa bambino.
sorella Roberta
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