Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 23 Novembre 2022

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“Neppure un capello del vostro capo perirà!”

Parlando delle tribolazioni che non risparmieranno nessuno, Gesù ha appena detto ai suoi discepoli/e di non lasciarsi ingannare da quei molti che verranno nel suo nome dicendo: Sono io. “Non seguiteli!”, dice Gesù, dando loro la responsabilità dell’obiezione di coscienza in materia di fede e anche un criterio di discernimento: chi parla di se stesso con autoreferenzialità e non come Gesù, che sempre si riferiva al Padre nei cieli.

Oggi invece Gesù li mette in guardia da se stessi: poiché per prima cosa “metteranno le mani su di voi”, miei discepoli/e, quando sarete trascinati davanti ai tribunali civili e/o religiosi, “non preparate prima la vostra difesa!”. Questa messa in guardia da se stessi è così necessaria perché è così contraria al nostro istinto che Gesù la rafforza dicendo: “Mettetevi, ficcatevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa! Io vi darò lingua e sapienza cui nessuno potrà resistere né controbattere. E questa sarà per voi l’occasione di rendere testimonianza”.

Gesù sta istruendo i suoi su ciò che si troveranno a vivere e a subire seguendo le sue tracce: una grande inimicizia. Ed è evidente che l’inimicizia può essere solo subìta, e non agita, mai. Patiranno molta inimicizia, anche da amici e parenti. L’inimicizia che Gesù ha patito vivendo il Vangelo, assalirà anche chi lo segue. La parola di Dio può suscitare per noi, oltre che madri, sorelle, fratelli e amici, anche nemici accaniti, proprio come fu per Gesù. Allora faremo bene a non stupirci, come se ci accadesse qualcosa di strano, e a ricordarci cosa rispose Dio a Mosè quando il popolo gli si rivoltava contro: ”Non ce l’hanno con te ma con me!” E questa sarà la nostra più intima comunione col Signore.

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Non dobbiamo preparare prima la nostra difesa perché lo Spirito di Gesù, il Paraclito, metterà sulle nostre labbra in quel momento le parole necessarie e inconfutabili: le parole di Dio che “ci rendono più saggi dei nostri nemici, e perfino dei nostri maestri” dice il Salmo 119, 98. Come le parole che Gesù rispose al demonio nel deserto: le parole della Scrittura, che l’avversario non può confutare e neppure sopportare. Parole che rendono testimonianza al Signore. Anche perché Gesù parla ai suoi discepoli che sono poveri, e poiché i poveri non hanno parole e forze per difendersi davanti ai potenti, Gesù li esorta a fare della Parola di Dio il loro redentore, e dello Spirito santo il loro avvocato.

E ciò che renderà possibile la nostra testimonianza in mezzo a tutta questa inimicizia e a questo dolore, che includono il tradimento dei cari e l’odio possibile da parte di tutti, è la fiducia nella promessa di Dio, quella fatta a Mosè (cf. Es 3,12) e a ciascuna/o in Israele, che Gesù attualizza anche per noi : “Io sarò sempre con voi, con te, e nemmeno un capello del vostro capo perirà”.

Gesù paragona la tribolazione sempre possibile alla fornace di Babilonia, dove i tre giovani fedeli furono gettati nelle fiamme e ne uscirono indenni, per aiutarci a non temere la morte. Così come aveva già rivelato: ”Neppure un passero cade senza il Padre accanto a sé; non temete, voi valete più di molti passeri” (Mt 10,31) . La fiducia nel Signore e nella sua parola che non viene mai meno salverà le nostre vite.

sorella Maria

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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