Questa volta parliamo di Elisabetta.
Di Zaccaria avevo giร detto qualche anno fa: un uomo colpito nella propria fede prima ancora che nel proprio corpo, un uomo che per incredulitร si รจ reso inutile, incapace di portare a termine ciรฒ che era stato chiamato a fare, cioรจ accogliere la benedizione di Dio e benedire il popolo riunito nel tempio.
Questa volta parliamo di Elisabetta, una donna che ha saputo riscattare il suo uomo.
โPer Elisabetta si compรฌ il tempo del parto e diede alla luce un figlioโ. Leggiamo nel vangelo di Giovanni: โLa donna quando partorisce ha dolore, poichรฉ viene la sua ora; quando perรฒ genera il bimbo, non si ricorda piรน delle sofferenze per la gioia che sia venuto un uomo nel mondoโ (Gv 16,21). Gesรน non teme di descrivere la sua situazione e la situazione della sua comunitร , cioรจ il passaggio attraverso la grande distretta che รจ la sua morte, come la storia di una donna che sta per partorire, mostrando come lโatto del partorire sia un atto di salvezza, il passaggio doloroso dalle tenebre alla luce. In effetti una partoriente pesca dentro di sรฉ un essere umano, lo estrae dalle acque e lo pone sulla terra dei vivi: รจ una vera e propria pescatrice di uomini!
ร ciรฒ che avviene per Elisabetta, e non solo per quanto riguarda il dare alla luce Giovanni. Elisabetta, dopo aver messo al mondo il bambino, sente di avere anche la responsabilitร di ripescare unโaltra vita: sente la responsabilitร di rimettere al mondo il proprio uomo, Zaccaria. Non le basta quello che agli altri puรฒ bastare, cioรจ sostituire con il nuovo nato quellโuomo reso inutile dalla malattia (si dice infatti che โvolevano chiamarlo con il nome di suo padreโ).
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Otto giorni dopo il parto Elisabetta si sente tanto forte da poter ridare al mondo anche Zaccaria, mostrando a lui la via per ritornare a essere quello che รจ, un uomo della benedizione.
Elisabetta non ha mai considerato il suo uomo decaduto dalle sue responsabilitร , e lo dimostra obbligando parenti e vicini a chiedere a Zaccaria quale dovrร essere il nome del bambino. Egli รจ il padre del bambino, รจ in grado di esserlo, e deve essere lui a donare al figlio, in segno di benedizione, il nome.
โSi chiamerร Giovanniโ: in realtร il nome non viene da lei e neppure dal suo uomo, il lettore del vangelo lo sa. Quel nome viene da fuori di loro, anche se questo fuori รจ qualcosa che essi hanno accolto e condividono nella profonditร del loro amore. Il nome del figlio viene dallโamore di Dio.
Cโรจ qualcosa che colpisce nel non detto del racconto: Luca ci fa intendere che Elisabetta sappia leggere. Per lei non ci sono stati angeli che hanno rivelato il nome del figlio, solo Zaccaria, sordo e muto, glielo ha trasmesso, lui che lโha ricevuto dallโangelo, e non puรฒ che averglielo trasmesso con la scrittura (infatti sappiamo che per dire il nome del figlio Zaccaria non puรฒ fare che in quel modo: โEgli chiese una tavoletta e scrisse: โโGiovanni รจ il suo nomeโโ).
Elisabetta e Zaccaria: una donna e un uomo che sanno mettere tra di loro un sistema di simboli capaci di generare senso per il loro tempo, per il loro passato, per il presente e per il futuro, e generare lo spazio per un terzo che possono ospitare in mezzo a loro: lโEterno, benedetto egli sia, e ogni suo dono di misericordia.
โSi chiamerร โYochananโ: โDio ha fatto misericordiaโโ.
fratel Stefano
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