Del racconto dell’annuncio a Maria, che è una delle pagine più belle e profonde dell’intero Vangelo secondo Luca, ci soffermiamo a meditare solo l’ultimo versetto, che ne costituisce l’apice narrativo e teologico: “Allora Maria disse: ‘Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola’” (v. 38).
L’ultima battuta del dialogo tra l’angelo e Maria è lasciata alla giovane ragazza di Nazaret, che con poche parole esprime la sua fede abbondante, piena. “Ecco”, “eccomi” dice la prontezza dell’obbedienza. Secondo la Bibbia è questo “eccomi” che dice l’identità dell’uomo davanti a Dio. Per l’antropologia biblica l’uomo è tale, è all’altezza della sua umanità, quando è responsabile, ovvero risponde di una relazione.
“La serva del Signore”: è questo il terzo nome di Maria che compare nel racconto: “Maria” è il primo nome, con cui il narratore prima e l’angelo poi l’hanno chiamata (vv. 30.34); “piena di grazia”, ovvero “amata gratuitamente per sempre” è il secondo, usato anch’esso dall’angelo (v. 28). Ora Maria chiama sé stessa “serva”. Il primo è il nome dell’anagrafe: serve a distinguere Maria dalle altre donne, ma non dice chi ella sia davanti a Dio, né dice qualcosa della sua missione. “Amata gratuitamente” è invece il suo nome davanti a Dio, il nome che ne dice l’identità vera, profonda. “Serva” è il nome che dice la missione di Maria, il suo modo di stare davanti a Dio e agli uomini. E amore gratuito e servizio sono due termini corrispondenti, due facce della stessa gratuità: l’amore ricevuto gratuitamente chiede di essere donato gratuitamente (cf. Mt 10,8: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”).
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“Avvenga per me secondo la tua parola”: la forma del verbo “avvenire” usata qui dall’evangelista Luca – l’“evangelista della gioia”, come è stato definito – contiene una sfumatura di gioioso desiderio. L’obbedienza di Maria è gioiosa. Un’obbedienza gioiosa è la forma più alta e più vera di obbedienza, perché manifesta un “sì” libero e liberante. E la nostra risposta alla volontà di Dio è altrettanto gioiosa e libera?
Alla luce di ciò, la figura di Maria si dilata, divenendo figura di ogni discepolo, figura della chiesa, la figura più luminosa di quel “vangelo” che è appunto la gioiosa notizia della gratuità… Nell’obbedienza di Maria che accetta di essere madre fisica di Gesù sta l’obbedienza di tutti coloro che accettano il criterio di Gesù in base al quale è indicato chi può rientrare a far parte della famiglia dei discepoli di Gesù: “Chiunque fa la volontà di Dio è mio fratello, sorella e madre” (Mc 3,35); e ancora: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la realizzano” (Lc 8,21). Il generare Cristo è dunque un’operazione innanzitutto spirituale, che avviene grazie all’ascolto, alla fede e all’obbedienza, che sono esposizione radicale di noi stessi alla presenza di Dio e alla forza del suo Spirito. A questa generazione spirituale di Cristo in noi siamo chiamati tutti noi. E nell’icona dell’annuncio a Maria ciascuno di noi può vedere l’icona della propria personale vocazione…
fratel Matteo
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