Incontro e condivisione
Il brano di oggi segue la vicenda drammatica della morte di Giovanni: Gesù, saputa la notizia, ha bisogno di ritirarsi e di meditare quanto è successo. Nonostante il suo desiderio di solitudine, Gesù è pronto a rinunciarci nel vedere le folle che lo cercano e lo seguono da ogni città.
In questo atteggiamento si vede una differenza sostanziale da quanto ha fatto Erode nel brano precedente. Erode, per pauradei suoi commensali si sente obbligato a uccidere Giovanni Battista, Gesù per compassione delle folle che gli vanno incontro liberamente abbandona il luogo dove sta per andare e stare con loro. La relazione che Erode ha instaurato con la sua gente è una relazione basata sul potere e in sua difesa, dunque sottomessa alla paura della sua perdita e ha come esito finale la morte. La relazione che Gesù instaura con la gente che è attratta dal suo insegnamento e dai suoi gesti si fonda sull’incontro e sulla condivisione.
Anche nel momento delle guarigioni Gesù non si pone come un taumaturgo distaccato da quello che fa, ma lo compie con partecipazione e dando spazio a chi ha di fronte. Il gesto che segue, quello della moltiplicazione dei pani, è l’approfondimento di quel coinvolgimento che Gesù sente verso quelle folle che lo seguono. Non si limita a compiere gesti fuori dall’ordinario come la guarigione da malattie incurabili, ma si prende cura di chi si accosta a lui anche nei bisogni più quotidiani come il semplice fornire da mangiare.
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I discepoli sono pronti ad allontanare la gente; pensano che l’attività di Gesù sia conclusa, non cogliendo in tal modo che quanto Gesù opera non è estemporaneo e saltuario, ma si inserisce nel corso della vita di ciascuno e che permette un nutrimento che verrà, in questo caso dal pane concreto, ma in generale nella vita di ciascuno di noi da quella Parola ascoltata e incarnata da Gesù. La relazione che Gesù instaura con chi incontra dunque non finisce dall’oggi al domani, ma prosegue, sta a noi nutrirla con la nostra fede e scorgendo nei bisogni, nei problemi quotidiani la possibilità di un affidamento al Signore.
Un ulteriore connotazione della moltiplicazione dei pani e dei pesci è l’estensione che Gesù fa di questo gesto ai discepoli. Loro che non sapevano che cosa fare, o meglio, che avevano risolto il problema con l’idea di allontanare le folle, vengono resi partecipi e mediatori di questo miracolo da Gesù stesso: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mt 14,16). Gesù non si ferma alla sfiducia dei discepoli in se stessi e anche verso di lui, ma li sprona ad agire e a cercare una soluzione. Essi si erano fermati al dato concreto: l’irrisoria quantità di cibo rispetto al numero della gente. Gesù fa di questi pochi pani e pochi pesci un’occasione per rendere grazie al Padre, perché tutto viene da lui ed è lui il Pane di vita, e la rende un’occasione di condivisione con la gente che ha percorso tanta strada, affamata della sua Parola.
sorella Beatrice
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