Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 19 Novembre 2022

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Cambiare prospettiva per aprirsi alla Vita

In un contesto di grande polemica dove Gesù viene messo alla prova dai diversi esponenti religiosi del suo tempo, anche i sadducei cercano di ridicolizzare Gesù, che nel suo insegnamento ha parlato anche di resurrezione dei morti, e gli sottopongono un caso grottesco, dove i protagonisti appaiono semplicemente come numeri funzionali alla propria argomentazione: ci sono sette fratelli che sposano la stessa donna … quindi alla resurrezione lei di chi sarà moglie?

Essi sono convinti che non ci sia resurrezione e ragionano a partire da questa convinzione, parlano per convincere gli altri (Gesù e probabilmente quelli che erano presenti e stavano ascoltando) e lo fanno cercando di confutare la posizione diversa dalla loro, evidenziando quella che per loro è un’assurdità.

Anche noi spesso nei nostri dialoghi ragioniamo e parliamo a partire dai nostri punti di vista, restando ancorati alle nostre convinzioni e cercando di difenderle a tutti i costi: ci poniamo nei confronti degli altri in un’attitudine di difesa\attacco invece di essere aperti a un vero dialogo fatto di ricerca condivisa della verità, di ascolto reciproco, di piccoli passi fatti grazie anche al contributo che ci viene dalla parola dell’altro, la quale proprio perché è altra dalla nostra può arricchire il nostro bagaglio di comprensione e può aprire il nostro sguardo su orizzonti nuovi.

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Questo è quello che tenta di fare Gesù rispondendo ai sadducei: egli li invita a considerare che nel mondo futuro le dinamiche di relazione non saranno più come quelle di questo mondo, li invita a non proiettare dopo la resurrezione ciò che appartiene al prima, al nostro viaggio sulla terra. Gesù invita i suoi interlocutori a cambiare prospettiva e a comprendere il perché della prescrizione di Mosè, considerando che lo scenario sarà diverso. E fa tutto questo proprio partendo dalle parole dei sadducei i quali dicono che Mosè prescrive questa usanza di prendere la vedova senza figli del proprio fratello per dare una discendenza al proprio fratello; quindi questa norma è in funzione della discendenza e di conseguenza in una prospettiva di vita, di lotta contro la morte.

Ma Gesù dice che dopo la resurrezione non si muore più, quindi questa norma decade, non ha più ragione d’essere, mentre resta sempre valido ciò che Mosè stesso ha indicato nell’episodio del roveto ardente dove presenta il Signore come il Dio di Abramo, d’Isacco e di Giacobbe, ovvero Dio degli antenati i quali essendo legati al Vivente, inscritti nel suo stesso nome, non possono appartenere al regno dei morti.

“Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”: questa frase conclusiva e riassuntiva dice bene l’invito che Gesù fa ai sadducei e a noi con loro: cambiare prospettiva, abbandonare le nostre logiche di morte che partono dal nostro vissuto, per aprirci alla novità di vita che ci viene dal Signore, il quale è e resta oggi e per sempre il Dio dei viventi che desidera donare la pienezza di vita ai suoi figli.

sorella Ilaria

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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