Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 18 Settembre 2020

Gesù si è nutrito dell’insegnamento della Torah e ha imparato ad “ascoltare” secondo il grande comandamento dato a Israele: “Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio”.

La sua capacità di ascolto si è sviluppata grazie a un ascolto attento e libero delle Scritture. Libero nel senso di “libero da sé”; essendo il “sé” condizionato dalla tradizione religiosa e dalla cultura, lui ha cercato attentamente di lasciare spazio libero per accogliere nello Spirito la Parola di Dio. 

Così ha potuto cogliere l’importanza delle figure femminili descritte nella Torah. Sono poche ma sono significative: grazie alla loro intuizione, al loro impegno, al loro amore e alla loro tenacia hanno partecipato attivamente alla salvezza del popolo di Israele.

Il testo odierno segue la pericope in cui, contro ogni buona morale, una donna emarginata versa del profumo sulla testa di Gesù in segno di riconoscimento e riconoscenza, un gesto accolto da Gesù, contro il parere di tutti i commensali, che riconosce in lei la figura del popolo d’Israele assetato di perdono per le sue infedeltà e capace di fede e amore.

Dopo quest’episodio Luca prosegue dicendo che Gesù continua a predicare e annunciare la buona notizia del regno di Dio. Questa evangelizzazione non è un’opera solitaria ma un’opera comunitaria.

In effetti Gesù è accompagnato dai dodici discepoli scelti come lo fu il popolo d’Israele: “Il Signore ti ha scelto per essere il suo popolo tra tutti i popoli, vi ha scelti non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli ma perché il Signore vi ama” (Dt 7,6-7). Fiducia e fedeltà di Dio verso un popolo ribelle, fiducia e fedeltà di Gesù verso i suoi discepoli spesso inadeguati.

Ma questo incredibile atteggiamento del Dio della Torah e del suo figlio non è la sola cosa stupefacente. In nome dell’ascolto della Parola di questo Dio, Gesù accetta nel suo cerchio comunitario delle donne. Cosa inammissibile all’epoca.

Delle donne che, avendo avuto un contatto specifico e privilegiato con Gesù, hanno deciso di seguirlo e di servirlo con i loro beni. Hanno fatto l’esperienza della misericordia del Signore accettando di riconoscere che la loro vita era fragile e ferita e perciò andava rimessa nelle sue mani, con piena fiducia e audacia, come fece la donna della pericope precedente, e Gesù ha potuto dire a ciascuna: “La tua fede ti ha salvata, va’ in pace”. 

Questo atteggiamento di conversione radicale lo ritroveremo nei discepoli soltanto dopo la resurrezione, perché soltanto di fronte al loro tradimento durante la passione di Gesù faranno l’esperienza della loro fragilità e della misericordia del loro Signore.

Gesù riconosce in queste donne che hanno deciso di seguirlo, l’adempimento del grande comandamento: “Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”. La fede dà loro una pace che è pienezza di amore ed è questo amore che le spingerà presso la tomba vuota (cf. Lc 24,1). È solo perché queste donne, come il loro maestro, hanno imparato ad ascoltare la Parola, a meditarla, a interiorizzarla e a metterla in pratica, che riconosceranno il Signore vivente nell’annuncio dei due uomini in abito sfolgorante.

sorella Sylvie


Fonte

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