Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 17 Luglio 2023

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Il Regno di Dio, pienezza dell’umano

Gesù sembra ragionare in modo diverso dai suoi interlocutori, sembra essere su un altro piano, sembra vivere come in un altro mondo, sembra muoversi secondo logiche che appaiono incomprensibili, assurde, forse disumane, e comunque contro ogni forma di buonsenso.

Cosa significa che Gesù è venuto a portare la divisione e la spada? Non cerchiamo forse ogni giorno, anche faticosamente e a caro prezzo, di costruire cammini di pace e di unità?

Cosa vuol dire che “chi avrà trovato la sua vita la perderà”? Non cerchiamo forse noi tutti i giorni di “realizzare noi stessi”, di “trovare”, anche con tanta fatica e sofferenza, la nostra vita? E queste ripetizioni “non è degno di me” non appaiono forse ingiustificabili di fronte a ogni logica di tolleranza, o comunque di misericordia?

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E quella “ricompensa” di cui parla a cosa allude? A cosa si sta riferendo parlando di colui che lo ha mandato? E poi: chi si crede di essere costui?

Gesù parla di una realtà talvolta dirompente nei confronti delle logiche umane, che attraversa tutto ciò che è umano come benedizione e come lievito che lo fa crescere (cf. Mt 13,33), ma che talvolta è capace anche di metterlo in crisi, di dichiararsi altro, e non altro da ciò che è autenticamente umano, ma altro da ciò che è un’illusione dell’umano, altro da ciò che vorrebbe l’umano chiuso in ristrette categorie e concluso in questa vita.

No, l’umano va oltre, si realizza e trova se stesso oltre, trova la propria pace oltre, trova il senso che giustifica il suo agire oltre: in quel Regno che Gesù è venuto ad annunciare (cf. Mt 4,17; Mc 1,38), in quel Regno che è presente e all’opera già nella storia e nella vita e nelle vicende degli uomini, quel Regno che edifica nella compagnia degli uomini dimore accoglienti, abitabili (cf. Mt 13,31-32), ma secondo una logica che ha la propria radice oltre e che talvolta può anche scardinare e contraddire le logiche di questo mondo.

Così, è preferibile anche perdere agli occhi del mondo la propria vita quando ciò può essere necessario per custodire la “vita eterna che dimora in noi” (1Gv 3,15), e che sola può darci già qui sulla terra gioia e pace. Così, “le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subirono castighi, la loro speranza resta piena d’immortalità. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé” (Sap 3,1-5).

“Benefici”/”ricompensa”, “degni di sé”/“degno di me”, morte/vita, sono tutte dinamiche che troviamo anche in questa pagina evangelica, che il presente testo pare annunciare.

A te, dunque, che cerchi la vita, a te che aspiri alla vita e che la cerchi in tutti i meandri in cui ti sembra di poterla trovare, “il Signore nella sua compassione ti mostra la via della vita” (Regola di Benedetto); e “chi è l’uomo che vuole la vita e che desidera ardentemente vedere giorni felici (Sal 34,12)? E se tu, udendo, risponderai: ‘io’” (Regola di Benedetto), allora queste parole di Gesù possono offrire un’indicazione anche per te.

sorella Cecilia

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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