Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 16 Ottobre 2020

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Il testo evangelico odierno contiene un messaggio molto chiaro, rivolto a una comunitร  che conosce la persecuzione: non temete quelli che uccidono il corpo. E ricorda che di fronte alla violenza e alla sopraffazione lโ€™avere in sรฉ il timore del Signore รจ forza e consolazione. La tradizione patristica lega questo testo al martirio. โ€œCosรฌ prega la voce dei martiri:ย Dal timore del nemico libera l’anima mia (Sal 63,2 LXX).ย Non perchรฉ il nemico non mi uccida, ma perchรฉ io non tema il nemico che uccide. Nel salmo il servo prega che si adempia ciรฒ che nel Vangelo ordina il Signore:ย Non temete coloro che uccidono il corpo.ย Liberami dal timore del nemico, e sottomettimi al tuo timoreโ€ (Agostino, Esposizioni sui Salmi, 63.2 ).

โ€œGuardatevi!โ€: letteralmente โ€œfate attenzione a voi stessiโ€. Vigilanza e forza sono necessarie per accedere a quel timore del Signore che la Scrittura qualifica come puro (Sal 19,10), principio della sapienza (Sal 111,10) e della conoscenza (Pr 1,7), timore che permette di vincere la paura della morte violenta facendo entrare il credente nellโ€™intimitร  di Dio e facendogli conoscere la sua custodia.ย 

โ€œDico a voi, amici mieiโ€ precisa Luca al v. 4, e questa รจ lโ€™unica volta nei sinottici in cui i discepoli sono chiamati amici. Amici, perchรฉ anchโ€™essi associati alla passione che attende Gesรน.ย 

Al v. 5 Luca inserisce unโ€™indicazione temporale – โ€œdopo lโ€™uccidereโ€. Il contesto e la grammatica sembrano suggerire la lettura: โ€œtemete colui che, dopo che quelli – gli avversari – hanno ucciso,ha il potere di gettare nella Geennaโ€. Il ricordo del giudizio finale porta consolazione: tutto sarร  svelato, tutto reso manifesto, nessun povero, nessun dolore, nessuna vittima saranno dimenticati.

A questo punto si pone perรฒ una domanda, perchรฉ, se รจ vero che il credente trova forza nella certezza della giustizia di Dio, noi in fondo non conosciamo mai pienamente il nostro cuore. Gesรน dice di non temere quelli che uccidono il corpo e insieme mette in guardia contro la corruzione interiore che porta alla vera perdita, allโ€™essere gettati nella Geenna. Luca precisa che questo principio di corruzione (lievito) รจ lโ€™ipocrisia. Tale termine non รจ rilevante nella tradizione biblica, dove รจ assimilato allโ€™empietร , ma รจ ripreso dalla tradizione rabbinica e caratterizzato come โ€œil suo interno non รจ come il suo esternoโ€. Ciรฒ corrisponde al linguaggio dei vangeli. Nel nostro testo, dopo aver nominato lโ€™ipocrisia, Luca parla di ciรฒ che รจ segreto e sarร  conosciuto, di ciรฒ che รจ nascosto e sarร  svelato. Ma chi conosce veramente ciรฒ che รจ dentro? Alle volte noi per primi inganniamo noi stessi, coprendo i nostri desideri con azioni rispettabili, predicando agli altri ciรฒ che รจ lโ€™opposto della nostra veritร  interiore. Si puรฒ compiere il male, molto male, senza averne piena consapevolezza, in una completa distanza fra ciรฒ che รจ dentro e ciรฒ che รจ fuori.ย 

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โ€œVigilate su voi stessiโ€, invita Gesรน. Tutte le tradizioni insegnano a chiedere perdono per i peccati nascosti. Nella divina liturgia di san Giacomo si prega prima della comunione: โ€œTogli, rimetti, perdona, o Dio, ogni colpa volontaria e involontaria, cosciente e non coscienteโ€. Che il Signore ci conceda parresia e umiltร  e ci illumini mentre cerchiamo di adeguare il nostro interno e il nostro esterno al suo insegnamento e alla sua chiamata.

sorella Raffaela


Fonte

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