Il tempo di Dio è la vita dell’uomo
Il rapporto legge-libertà è il tema al centro di questa istantanea evangelica. Lo leggiamo nella consapevolezza che questo rapporto, così centrale nella vita di fede di ogni credente, è difficile. Lo era già per il credente della prima alleanza, e lo è ancora di più per il credente che per dono è introdotto e impara a camminare nel dono della nuova alleanza in Gesù Cristo. Questa scena evangelica ci è posta dinanzi per tornare a meditare e a far nostro il vero senso della libertà secondo il vangelo.
Anche noi ci troviamo con quei discepoli a camminare lungo le strade del mondo insieme a Gesù. Ci diciamo suoi discepoli e proviamo a stargli dietro nell’attraversamento di quel campo che è il mondo. Anche noi, in quanto esseri umani, attraversiamo quel campo portando in noi tutti i bisogni primari della creatura, tra cui la fame. Che i discepoli ebbero fame il nostro testo di Marco non lo esplicita come fa invece Matteo nel suo racconto, ma ciò è evidente e confermato dal seguito.
La scena ci mette di fronte al nostro normale, normalissimo bisogno di pane. Noi però come credenti, creature che vogliono vivere nella fede del Creatore, proviamo a camminare in quel campo che è il mondo non nella logica del possesso ma dell’eucaristia, del dono: il sabato è stato voluto da Dio per questo, per ricordarci ogni sei giorni che, per vivere questi sei giorni in pienezza e libertà, il primato va accordato al settimo, cioè al Signore dei giorni. Perseguiamo, seguendo Gesù, il Pane celeste che sazia, ma come uomini continuiamo a essere sottomessi al bisogno naturale di pane. Come articolare desiderio del Pane e bisogno di pane? Con vera libertà, ci dice la Parola del vangelo di oggi.
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Con la vera libertà che consiste innanzitutto nel non trascurare, né sublimare, né tantomeno uccidere o reprimere il bisogno di pane in nome del desiderio del Pane. Gesù ricorda al nostro cuore fariseo che è necessario vivere la nostra fede, e la prassi di vita che ne scaturisce, con vero discernimento evangelico sul nostro rapporto con ciò che è lecito, vale a dire con quelle norme di vita che il Signore stesso ci ha dato affinché non spegnessimo il desiderio di lui in nome del bisogno di soddisfare noi stessi.
Gesù fa questo ricordando – attraverso l’allusione a David e alla prassi sacerdotale – che il Signore non ha mai voluto schiacciare l’uomo imponendogli il sabato come giogo: “Il sabato è – da sempre! – stato fatto per l’uomo” (v. 27), per la sua vita. Sta all’uomo viverlo con libertà, cioè vivendo la propria fede nel e con – e non senza – il proprio bisogno, sottraendolo alla logica a esso propria del ripiegamento su di sé e aprendolo all’orizzonte di Dio.
Il tempo del sabato è “sacro” quando in esso la vita dell’uomo si apre e si innesta nel tempo di Dio, quel tempo che il Figlio dell’uomo ha reso “sacro” entrandovi dentro e portandovi la sua signoria. La vita dell’uomo che il Figlio dell’uomo ha preso su di sé è stata così confermata come l’unica e definitiva finalità del tempo donatoci da Dio.
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fratel Matteo
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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