Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 15 Agosto 2019

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L’assunzione in cielo di Maria non è di per sé una verità necessaria, ma di certo dice una verità autentica che appartiene alla nostra fede. Questa verità è contenuta in germe nella pagina di vangelo di oggi, il canto di Maria. 

Nel Magnificat Maria racconta la sua vicenda personale con colui che da subito confessa per ciò che è per tutto Israele “il Signore”, ma che poi immediatamente riconosce per ciò che è per lei “mio Salvatore”. Solo il Dio che è riconosciuto da ciascuno come “mio Salvatore” può essere confessato da tutti come “il Signore”. La storia di questa ragazza con il suo Salvatore è iniziata quando ha sentito che il Signore ha posto su di lei il suo sguardo e ha visto la sua piccolezza: “Mi ha guardata per quella che sono, quel poco che sono”. La sua piccolezza non è insignificanza ma marginalità, che è la condizione dei poveri del Signore nel mondo. Maria si è sentita guardata non usata, riconosciuta non utilizzata.

L’inizio e poi il seguito del Magnificat attesta come Maria iscrive la sua intima e personalissima storia con Dio nella storia di tutto il popolo d’Israele, rivelando così come questa giovane donna sia lucidamente consapevole del significato dei fatti che la coinvolgono. Eventi che lei “custodisce e mette insieme nel suo cuore” (Lc 2,19) e dunque avvenimento che lei non subisce passivamente ma che vive attivamente come donna di fede. 

Celebrando oggi la glorificazione del corpo di Maria noi confessiamo che Dio non ha fatto del corpo di Maria uno strumento per realizzare il suo disegno. Non ha fatto di Maria e della sua umanità un semplice mezzo per raggiungere un fine. Dio non ha usato il corpo di Maria ma l’ha glorificato!

 È una grande tentazione, questa, che il cristianesimo ha conosciuto fin dai primi secoli già nel confessare Gesù vero uomo. Ma ancora oggi, nella riscoperta dell’umanità di Gesù, si corre il rischio di considerarla come un semplice mezzo scelto da Dio per rivelarsi. Non c’è più alta forma di tradimento del cristianesimo che quella di comprendere l’umanità di Gesù come un mezzo. 

L’umanità di Gesù è il modo di essere di Dio, non un espediente tra altri possibili e, tantomeno, un tramite temporaneo. Risorgendo da morte, Gesù non ha abbandonato il suo corpo nella tomba come si abbandona uno strumento non più necessario. La fede cristiana ci fa confessare che Gesù è un uomo risorto e asceso in cielo. Nel suo corpo glorificato, il Gesù del cielo non è meno umano del Gesù della terra. La sua umanità è per sempre in Dio, per dire che la sua umanità è per sempre Dio. Ecco la nostra fede: Dio si rivela come umano nella sua divinità. 

Oggi confessiamo che Dio non ha usato il corpo di Maria perché venisse al mondo suo Figlio, come non ha usato il seme di Abramo, per generare il suo popolo. Perché Dio nella storia con l’umanità non si è mai servito di nessun uomo e nessuna donna come di un mezzo per realizzare un fine, fosse anche il fine più grande come la salvezza del mondo intero. 

Risorto con Cristo, il corpo di Maria, come quello di ogni uomo e ogni donna, è destinato a vivere in Dio, perché la nostra umanità da sempre gli appartiene, sta in lui, è lui. Oggi confessiamo che nell’umanità di Dio c’è anche l’umanità di Maria, come un giorno ci sarà quella di ciascuno di noi e speriamo di tutti.

L’entrare di Maria in cielo nella gloria di Dio ci consenta di comprendere che divino non è più che umano.

fratel Goffredo

Fonte

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Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1, 39-56

In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.