Chi accoglie chi
Scena narrata anche da Matteo e Luca, a sottolinearne l’importanza.
Specifico di Marco è il contesto di folle che vengono da Gesù che insegna, il che mi fa pensare a come Levi sia al di fuori di questo: non ricerca, non viene e non ascolta ma, in un “segui me” che lo cerca e lo salva, viene incontrato, visto e chiamato da Gesù. Forse Marco vuole precisare qualcosa rispetto alla chiamata dei primi discepoli mostrando che all’origine della sequela non ci sono doti, iniziative e obbedienze particolari, ma la realtà di essere più impediti, recalcitranti e bisognosi di altri.
Sequela come segno e luogo di ripetuto perdono dei peccati, ma anche, un po’ più avanti, un’altra precisazione. L’informazione “molti infatti lo seguivano” che, nel contesto della frase, sembra riferirsi agli stessi pubblicani e pubblici peccatori, viene data come spiegazione del fatto che proprio loro, in forza di ciò che hanno visto ed ascoltato, si sentono ora autorizzati a mettersi a tavola con lui e con quanti sono più direttamente discepoli. Non solo Gesù mostra indulgenza e tolleranza stando a mensa con pubblicani e peccatori ma, evidentemente, crea e favorisce in quelli che lo hanno seguito ed ascoltato, un clima che libera loro l’accesso e li fa sentire commensali. Non solo non teme l’impurità e le sue regole, ma favorisce e vive fiducia, incontro ed amicizia, che soli liberano dalla paura che l’altro mi contamini e alteri l’integrità, spesso solo presunta, del mio modo di credere e di essere.
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La sequela comincia con l’alzarsi e seguire Gesù per ritrovarsi con lui in casa: forse c’è già qui in Marco ciò che viene affermato in modo liberamente contrario dagli altri due evangelisti, casa sua di chi? per Matteo è di Gesù, per Luca è sicuramente di Levi. Dunque si segue e si lascia per scoprire, più o meno subito, un Signore che condivide la vita ospitandoci e facendosi ospitare.
Levi e il paralitico guarito subito prima, sono ambedue malati/peccatori. Su una parola di Gesù e per la stessa potenza il paralitico si alzò e se ne andò a casa sua, Levi si alzò e lo seguì. Guariti dall’incapacità di muoversi, per intraprendere poi itinerari e compiti diversi (Levi non sarà nel numero dei Dodici). Il movimento è il segno del potere di Gesù di rimettere i peccati. Una parola non nostra ha non solo sollecitato, ma reso possibile la risposta. La potenza di Dio, non la nostra, la sua iniziativa e non la nostra decisione, agisce in noi, il più delle volte inconsapevoli del dato motivante fondamentale, cioè la misericordia per quello che eravamo e continuiamo ad essere: dei lontani, dei malati.
Accesso comunionale al Signore dato con larghezza, autorizzazione per tutti che non può essere esclusione di nessuno: i discepoli condividono lo stile di apertura accogliente di Gesù, sono chiamati a partecipare e a far partecipare al primo dei banchetti del Messia, senza farne un godimento privilegiato e settario.
Fariseo contro discepolo: il fariseismo che ci abita suscita domande (perché?) non su noi stessi, ma su colui che ci ha chiamati. Mettiamo in discussione il Signore e quelli che lo spiegano con i loro atteggiamenti, piuttosto di guardare a noi stessi.
fratel Daniele
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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