Tra un “subito” e l’altro si snoda il brano evangelico di oggi, ci raggiunge la buona notizia, urgente e inarrestabile, con tutta la sua potenza di vita. Gesù è un uomo libero e deciso, che esce ed entra, passa da un villaggio all’altro come il vento che ristora e rende il cielo più nitido, frequenta la gente comune e i suoi luoghi di raduno. E nel luogo abituale della preghiera, nella sinagoga di Cafarnao, in giorno di sabato, insegna con autorità. Non è un sinuoso ammantatore di parole, non è un torrenziale retore che parla senza un legame con la realtà e con la vita. Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, che si è messo in ascolto della voce di uno che grida nel deserto e della voce dal cielo (“Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”: Mc 1, 11), e ora che “il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino” (Mc 1,15) insegna e annuncia l’irruzione di quel regno che appartiene ai poveri e che è giunta l’ora della conversione, di quel movimento trasformativo radicale e integrale, che ci porta a un nuovo modo di stare al mondo e a tessere rapporti di perdono, fraternità, servizio.
C’è un insegnare che appartiene agli esaltati tuttologi che amano esibire il loro vasto sapere di cui si sentono padroni, un insegnare che è proprio dei cattivi parassiti detentori di potere, che dicono e non fanno, aggiungendo pesi gravosi e mortiferi sugli altri senza esserne sfiorati minimamente. E c’è un insegnare di chi, mettendosi alla scuola dei piccoli, del libro della natura e delle sue lente stagioni, e della parola di Dio sempre sorprendente, brucia dentro di un fuoco inestinguibile e sa portare il fuoco agli altri. Gesù appartiene a questa seconda categoria: per questo la gente è stupita del suo insegnamento, che apre scenari di liberazione e di felicità. È questa la novità che Gesù semina nei cuori delle persone.
“Non lasciarti tentare dai campioni dell’infelicità, della mutria cretina, della serietà ignorante. Sii allegro … T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece”, scriveva Pier Paolo Pasolini. Gesù ci insegna a splendere. È questa l’esperienza dell’uomo attanagliato da uno spirito impuro, da chissà quale male fisico o psichico, che di fronte a Gesù grida con tutto se stesso. Gesù accoglie quel grido. Non è il sapiente arrogante che zittisce perché contraddetto, ma il maestro buono che si lascia raggiungere nel profondo dalla miseria dell’altro, e ordina allo spirito impuro di tacere e abbandonare quell’uomo. Lo spirito esce e quell’uomo torna a essere uomo, torna a splendere: “Egli parla ed ecco, avviene; egli comanda ed ecco, si compie” (Sal 33,9). Lasciamoci plasmare dalla parola di Gesù, dalla sua autorità che ci libera. Sì, forse Gesù è venuto proprio a rovinarci, a disfare i nostri piani che sovente nascono dalla paura e si nutrono di rassegnazione, a rovinare la prigione del benessere a tutti i costi che pretendiamo senza l’altro e spesso contro l’altro, per offrirci la possibilità di risorgere dalle nostre miserie e dalle nostre pochezze e splendere di una vita nuova accanto, questa volta, agli altri.
fratel Giandomenico
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