Quel che dis-umanizza de-divinizza
I discepoli interrogano il rabbi su ciรฒ che aveva insegnato in reazione al modo in cui alcuni ritenevano normale riproporre la โtradizione degli antichiโ. Lo interrogano sulla โparabolaโ perchรฉ quel suo detto per un verso semplifica le cose, per un altro le complica.
Se pensiamo a certe norme previste dalla Legge di Mosรจ, nella fattispecie alimentari, potremmo dire che semplifica: tutto finisce nella stessa fogna, non cโรจ da perdersi in distinzioni arbitrarie e scrupoli eccessivi. Analogamente per altre norme, di fronte alle quali i cristiani potranno rivendicare la libertร portata da Gesรน: โNessuno vi condanni in fatto di cibo o di bevanda, o per feste, noviluni e sabatiโ (Col 2,16).
Per un verso il vangelo della libertร semplifica, per un altro complica, perchรฉ non dispensa dal discernimento, anzi! Puรฒ essere piรน semplice attenersi a quanto stabilito da altri, Mosรจ o unโaltra istanza di legge che si sostituisca alla coscienza, e invece ciascuno รจ chiamato alla responsabilitร di fronte al proprio cuore. Lรฌ punta Gesรน, radicalizzando la predicazione profetica: non ciรฒ che entra nel ventre, semmai ciรฒ che contamina il cuore e quindi soprattutto ciรฒ che vi esce.
In una certa impostazione religiosa tutto pare predeterminato in modo molto chiaro: lโimpuritร รจ definita dalla condizione in cui una persona viene oggettivamente a trovarsi, e la liberazione dallโimpuritร รจ legata a determinate precauzioni e collaudati rituali che devono essere puntualmente messi in atto. Non possiamo perรฒ fermarci lรฌ, a ciรฒ che si potrebbe predeterminare esteriormente; con Gesรน puntiamo allโinterioritร , perchรฉ si tratta di considerare:
โ come io soggettivamente mi pongo in quella data condizione in cui mi vengo a trovare;
โ cosa faccio dei pensieri che inevitabilmente sorgeranno in me in quella situazione;
โ perchรฉ decido di acconsentire o resistere a un certo proposito.
I discepoli interrogano Gesรน e lui li rimanda alla loro esperienza, a partire dalle cose piรน comuni, tanto fondamentali quanto il prendere cibo ed evacuarlo: โSiete senza intelligenza, non comprendete?โ. Guardatevi dalla religiositร ridotta a foglie che coprono esteriormente i frutti di una pianta dalle radici malate (cf. Mt 7,20). Concentrate lโattenzione sulla radice interiore!
Lโimpuro che contamina, che espone a un rapporto pericoloso e nocivo con ciรฒ che รจ santo, non viene da fuori ma da dentro. La lista di propositi di male riportata da Marco ci insegna a chiamare onestamente per nome tutto ciรฒ che attenta alla vita di relazione con gli altri. Perchรฉ di fronte allโumanitร , altrui e propria, siamo esposti al rapporto con il Santo per eccellenza.
Davvero non si tratta solamente di obbedire a regole e precetti di buona condotta, bensรฌ di riconoscere la bontร dellโintera creazione e lโuniversale vocazione alla divinizzazione.
Riflettendo sulle mancanze che nellโesperienza cristiana chiamiamo peccati, Franรงois Varillon osservava che questi โnon sono sperimentati solo come un disordine rispetto alle regole della normalitร , o come un colpevole consenso alla dis-umanizzazione degli altri e di sรฉ. Agli occhi della fede, ciรฒ che dis-umanizza de-divinizza. Ciรฒ che nuoce alla promozione della persona umana allontana dalla trasfigurazione in Dioโ.
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fratel Fabio
Per gentile concessione del Monastero di Bose.
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