Gesù sta percorrendo il suo viaggio verso Gerusalemme, durante il quale compie tutto ciò che è stato inviato a compiere, tutto ciò che lo rivela, agli occhi di chi lo attende, come il Messia: “Sei tu colui che deve venire? … Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti” (Mt 11,3-4). Gesù compie gesti, semina la Parola, incontra uomini e donne, bisognosi di guarigione, altri desiderosi di mettersi alla sua sequela, i loro cuori sono più o meno aperti a riconoscere in lui la presenza del Dio Salvatore.
In questo villaggio, in dieci “vanno incontro” a Gesù: sono lebbrosi, non hanno il diritto di avvicinarsi “ai sani”, stanno a distanza e invocano. La lebbra è incisa nel loro corpo e ben visibile agli occhi di tutti: sono impuri, scartati dalla società, emarginati. Ma anche da lontano, tenuti a distanza a causa della loro malattia, essi gridano il loro bisogno di essere guariti e la loro speranza risposta in Gesù. Il loro grido risuona come il grido dell’orante dei salmi: “Abbi pietà di me, Signore” (cf. Sal 31,10; 51,3), ma ha un destinatario ben preciso, invocato con un nome proprio: “Gesù, abbi pietà di noi!” (v. 13). Riconoscono in Gesù la potenza di Dio, sanno che è il Salvatore, pongono la loro fede nel suo Nome.
Ma Gesù sembra, a sua volta, tenerli a distanza, sembra quasi che l’incontro non avvenga, non agisce, non dice una parola, semplicemente li allontana: “Andate a presentarvi ai sacerdoti” (v. 14), coloro che esaminano la piaga e possono riconoscere e dichiarare la loro guarigione. Gesù in realtà non è indifferente alla loro richiesta, non li allontana da sé, ma chiede la pura fiducia sulla sua parola. Ed essi, tutti, fanno fiducia a questa parola e vanno, si rimettono in cammino. È la fede in questa parola che causa la guarigione: Gesù non fa nessun gesto, rimanda ancora a loro, al loro avere fede. La loro guarigione dipende dalla loro fede, una fede che è dono, anche per noi, ma che poi ha bisogno di essere coltivata, custodita, continuamente rinnovata attraverso l’ascolto della Parola.
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Uno solo però, in questo cammino fatto sulla fiducia nella parola di Gesù, “torna indietro”. Uno di loro si vede guarito: prende consapevolezza che quell’incontro, la sua fiducia, la sua richiesta di aiuto l’hanno guarito in profondità, riconosce l’azione di Dio nell’operare dell’uomo Gesù e sente di dover dire grazie, si sente salvato dalla gratuità dell’azione salvifica di Dio e sceglie di tornare.
Questa volta non più a distanza ma consapevole dell’avvenuta guarigione si getta ai piedi di Gesù e innalza un altro grido, un grido nuovo: la lode.
Tutti e dieci sono stati guariti, egli solo lascia che questa guarigione penetri più in profondità e lo trasformi nella sua umanità. Il samaritano, il lontano, l’eretico, il disprezzato è l’unico che fa di nuovo la strada per rinnovare l’incontro con Gesù e trasforma la sua preghiera da invocazione di pietà a innalzamento di lode. Riconoscendosi guarito e gratuitamente salvato non rimane più a distanza ma entra in una nuova e personalissima relazione con l’uomo Gesù che guardandolo l’ha salvato e gli ha dato la forza di ritrovare la sua posizione di essere umano.
sorella Elisa
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