Imparare l’amore
Dopo aver raccontato ai suoi interlocutori la storia dell’uomo di Samaria che si prende cura del suo prossimo, Gesù entra in un villaggio e diventa egli stesso oggetto di cura. Sono le sorelle Marta e Maria ad accoglierlo nella loro casa. Nel brano è Marta a prendere l’iniziativa, è la sua casa che viene nominata; solo successivamente Luca ci fa sapere che Marta ha una sorella di nome Maria. Maria si siede accanto ai piedi di Gesù: il verbo utilizzato da Luca parakathezomai viene usato solo qui nei vangeli. Maria si fa prossima a Gesù e nel farsi prossima si pone in ascolto del maestro, lo riconosce come tale. Riconosce che quell’uomo di Nazareth ha per lei una parola di vita che non deve lasciarsi sfuggire.
Luca porta poi la nostra attenzione su Marta, che è preoccupata (verbo perispaō: anche questo verbo ricorre una sola volta nei vangeli). C’è una unicità che caratterizza le due sorelle: da una parte Maria si ferma, sosta ai piedi del maestro, mentre l’altra gira, senza però trovare un luogo in cui fermarsi. Perispaō mette insieme perì (attorno) e spaō (disegnare) quindi è come se Marta facesse dei cerchi attorno, girasse attorno a qualcosa senza mai raggiungerne il centro.
Gesù attribuisce a Marta due caratteristiche: si preoccupa (merimnaō)e si agita (thorybazō) per molte cose. Gesù chiede a Marta di concentrarsi sull’essenziale, su una cosa sola, perché perdersi tra mille cose la porta a perdere se stessa e le cose che contano davvero. Merimnaō è un verbo che in Luca ricorre in bocca a Gesù nel capitolo 12 per richiamare i suoi interlocutori a non affannarsi per il domani, a prendere ciò che il Signore ci concede ogni giorno. Il verbo thorybazō ricorre solo questa volta, ma la sua provenienza è interessante. Questo verbo ricorda il mormorio delle folle, quel rumore indistinto del vociare di molte persone assieme. Un suono che stordisce, che disorienta, che fa perdere di vista quello che si stava cercando perdendosi nei meandri di mille discussioni. Invece che perdersi in molte cose, solo una è la parte migliore, quella che resta e che nessuno può togliere a Maria.
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Maria conosce l’amore, quello che ascolta dal suo maestro, mettendosi accanto ai suoi piedi. Questo gesto è lo stesso che fa la donna in casa di Simone, e anche in questo caso siamo in un contesto conviviale: Gesù è un invitato. Luca scrive “remittuntur ei peccata multa quoniam dilexit multum” (Lc 7,47 nella versione Vulgata) “molto le è perdonato perché molto ha amato”. A questo passo fa eco Gregorio Magno quando scrive “illa plus potuit, quae amplius amavit”. Poté di più colei che amò di più. Queste parole sono utilizzate da Gregorio per descrivere santa Scolastica, della quale facciamo memoria oggi, che conoscendo l’amore, ottenne la possibilità di continuare a dialogare con suo fratello Benedetto.
Maria, come rileva Gesù, ha scelto la parte migliore; lei può e sa scegliere, non si lascia trascinare, non gira a vuoto nei mille rivoli della vita, ma sa fermarsi, sa trovare il suo centro e, trovandolo, ascoltandolo, impara l’amore.
fratel Elia
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