Oggi celebriamo la festa in cui risplende più che mai il corpo di Cristo nella storia. Come noi ogni domenica siamo radunati in un’unica assemblea alla presenza del Signore e siamo membra del corpo di Cristo nell’oggi della storia, così tutti coloro che ci hanno preceduti nella sequela di Cristo ora sono in lui viventi e formano il corpo glorioso di Cristo.
La nostra fede ci ricorda oggi che siamo tutti in comunione, gli uni con gli altri: loro, i santi nel cielo come chiesa celeste, e noi qui sulla terra come chiesa pellegrina nel mondo. Tutti insieme formiamo un’unica assemblea e un unico corpo: il corpo del Signore.
Il vangelo di questa festa ci aiuta a meditare sulla chiamata alla santità di ogni uomo e di ogni donna. Gesù sale sulla montagna e proclama il grande discorso sulle esigenze della nuova alleanza tra Dio e l’umanità: un’alleanza non fondata sulla paura del castigo e della punizione, ma una vera comunione segnata dalla beatitudine e dalla gioia.
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Quando leggiamo le beatitudini siamo invitati ad accoglierle come invito e pungolo a interrogarci sulla nostra sequela del Signore e sulla nostra gioia di uomini e donne cristiani, perché le beatitudini riguardano non solo il nostro rapporto con la fede che professiamo, ma anche il nostro rapporto con ciò che noi viviamo giorno dopo giorno e il rapporto con la gioia che alberga nel nostro cuore.
Sappiamo tutti bene che la gioia di noi umani deriva dal dare un senso alla nostra vita, un orientamento, una direzione; dal conoscere una ragione per cui vale la pena vivere e dare la vita. Proprio le beatitudini ci consentono di ridisegnare questo percorso di senso per la nostra vita.
Gesù ci rivela che la beatitudine non deriva da condizioni esterne; non viene dal benessere o dalla ricchezza; non viene dal piacere o dal successo e non deriva nemmeno da quella sensazione vaga e troppo spesso egoistica che oggi chiamiamo: “stare in pace con se stessi e con gli altri”. Niente di tutto questo. Le beatitudini sono precisi comportamenti che vanno assunti nel cuore e vissuti realmente, manifestati nella vita quotidiana. Le beatitudini sono comportamenti che ci chiedono una fatica e un prezzo alto da pagare.
Per nove volte Gesù indica dei comportamenti che sono destinatari della promessa di gioia da parte di Dio. Chi cerca di assumere questi atteggiamenti ascoltando le parole di Gesù può conoscere quella gioia profonda che è più forte anche del pianto, della fatica, dell’ingiustizia e della persecuzione.
Ecco la domanda decisiva: è possibile trovare gioia, qui e ora, nel vivere le beatitudini? La nostra fede dice che è possibile. Ma questa risposta non è trionfale e non si impone agli occhi del mondo.
Nel nostro quotidiano nascosto, nella nostra solitudine, certamente il Signore farà regnare la sua beatitudine nel nostro cuore. E in questo cammino noi non siamo soli, perché siamo sostenuti da quanti ci hanno preceduto nella storia: i santi del cielo. Loro che ormai vivono la pienezza della beatitudine continuano a esserci compagni di viaggio, avvolgendoci come grande nuvola che ci accompagna.
fratel Emiliano
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